Sono
giorni che combatto una lotta senza pari contro gli ideali, anzi, contro la
parola “ideale”. Me la ritrovo ovunque, mi toglie il sonno, e ciò mi basta per
essere certa che vada affrontata, sviscerata e poi deposta nel giusto luogo
dentro me.
L’ideale, per definizione, è relativo al piano
delle idee e si contrappone a quello della realtà, Penelope.
Il
mondo astratto e teorico non può non fare a pugni con il contingente e il
concreto. Tu, meglio di chiunque altro, puoi comprendere.
Hai
atteso un amore ideale composto di tutte le “voci da manuale” oppure reale, vivo, concreto, fatto di baci e
quotidianità? Ulisse lontano per vent'anni non ha potuto che trasformarsi in
un’ideale di uomo: non può essere altrimenti.
Non sapevi più nulla di lui e a quel tempo non esistevano certo i cellulari.
Ho casualmente partecipato ad una mostra
di dipinti che ritraevano volti di donne che si sono sottoposte ad interventi
di chirurgia estetica per raggiungere un ideale di bellezza, già in quanto
tale, irraggiungibile. Non si può rimanere lisce e prive dei segni del tempo in
eterno benché sia il sogno di tutte, anche il mio. Gli eventi disegnano sui
nostri volti e sui nostri corpi le immagini dei dolori, delle gioie, dei figli,
degli amori e cartavetrare tutte
quelle linee significa solo renderle meno visibili, almeno nell'immediato, ma
non cancellarle. Nessun ipocrita moralismo nelle mie parole, solo l’amara
constatazione che l’ideale di perfezione a cui il mondo vuole educarci non
esiste e la consapevolezza che la bellezza vera è composta da un “tutto” che
include magnificenza, storture e imperfezioni.
La
donna ideale e l’uomo ideale, dove sono? In quale antro marino si nascondono? E
poi perché ci affanniamo tanto nella ricerca di ciò che, nella nostra testa,
sarebbe perfetto? Nella testa, appunto, e il cuore dove lo mettiamo?
Cerchiamo
tutti la persona ideale con cui
condividere la vita e spesso, per le donne, questa immagine ricalca il modello
paterno o se ne discosta per reazione ad alcune mancanze subite. Idem per
i maschi. In altre parole, siamo tutti infognati nella risoluzione di complessi
edipici più o meno articolati che ci conducono sulle strade del conseguimento
spasmodico di un fottuto ideale.
E
poi? Se capita d’incontrare la persona compatibile con i nostri buchi e la
nostra sensibilità ma disgraziatamente non corrisponde all’ideale, che si fa?
Qualcuno ci prova, molti scappano a gambe levate.
Ideale- realtà: uno a
zero per l’ideale. Peccato!
In
questo periodo storico vanno di moda i coach: ne esiste uno per tutti i gusti e
necessità, ho scoperto. Ho ascoltato uno di loro parlare di questo argomento e
mi ha stupito per chiarezza e linearità
di pensiero. L’ideale, già in quanto tale, restringe di molto il nostro campo
di azione e di conseguenza la godibilità delle infinite possibilità che la
realtà ci propone. Infine è l’approccio del “cercare o ricercare” l’ideale
che manda il sistema in tilt. Qui la falla principale.
Le cose belle delle vita, pensaci anche tu
Penelope, non le abbiamo cercate ma ci hanno trovato loro! Nulla è più
ostinatamente vero.
Tutte,
le ricordo davvero tutte, le “cose belle” che mi hanno trovata. L’importante è
saperle cogliere, non rigettarle a priori ed essere aperti con ogni senso, contro ogni idealizzazione
del “come dovrebbe essere”. Se si è in grado di salire sull’emozione di
quell’istante cogliendo proprio quella opportunità allora diamo senso al nostro
vivere e riempiamo di significato la parola “bellezza”. E’ bello tutto ciò che
è aperto al sentire, illuminato e senza i confini delle imposizioni.
Siamo
tutti belli quando ridiamo e riempiamo di energia pura i gesti più usuali; una
carezza sulla testa di nostro figlio, un bacio al nostro uomo, l’ascolto
empatico di una confidenza o la risposta gentile ad una provocazione. Siamo
tutti belli quando brilliamo dopo un incontro inaspettato e lo accogliamo con
sorpresa.
Bellezza è dolcezza, quella delle donne, che
prima ancora sanno essere femmine. Bellezza è fragilità, quella dei maschi che
sanno anche piangere e dire “non so”.
Penelope
non raccontiamoci storie e abbattiamo insieme gli ideali in favore di ciò che è
radicato qui, oggi, davanti ai nostri occhi. Il concreto ha a che fare con la
consapevolezza di ciò che è; ecco cosa lo rende convincente ai miei occhi.
IDEALE-REALE:
ZERO A ZERO PALLA AL CENTRO.
SI
RICOMINCIA.
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