lunedì 23 giugno 2014

IDEALE-REALE: ZERO A ZERO PALLA AL CENTRO

Sono giorni che combatto una lotta senza pari contro gli ideali, anzi, contro la parola “ideale”. Me la ritrovo ovunque, mi toglie il sonno, e ciò mi basta per essere certa che vada affrontata, sviscerata e poi deposta nel giusto luogo dentro me.

L’ideale, per definizione, è relativo al piano delle idee e si contrappone a quello della realtà, Penelope.

Il mondo astratto e teorico non può non fare a pugni con il contingente e il concreto. Tu, meglio di chiunque altro, puoi comprendere.

Hai atteso un amore ideale composto di tutte le “voci da manuale” oppure  reale, vivo, concreto, fatto di baci e quotidianità? Ulisse lontano per vent'anni non ha potuto che trasformarsi in un’ideale di uomo: non può essere altrimenti.  Non sapevi più nulla di lui e a quel tempo non esistevano  certo i cellulari.

Ho casualmente partecipato ad una mostra di dipinti che ritraevano volti di donne che si sono sottoposte ad interventi di chirurgia estetica per raggiungere un ideale di bellezza, già in quanto tale, irraggiungibile. Non si può rimanere lisce e prive dei segni del tempo in eterno benché sia il sogno di tutte, anche il mio. Gli eventi disegnano sui nostri volti e sui nostri corpi le immagini dei dolori, delle gioie, dei figli, degli amori e cartavetrare tutte quelle linee significa solo renderle meno visibili, almeno nell'immediato, ma non cancellarle. Nessun ipocrita moralismo nelle mie parole, solo l’amara constatazione che l’ideale di perfezione a cui il mondo vuole educarci non esiste e la consapevolezza che la bellezza vera è composta da un “tutto” che include magnificenza, storture e imperfezioni.

La donna ideale e l’uomo ideale, dove sono? In quale antro marino si nascondono? E poi perché ci affanniamo tanto nella ricerca di ciò che, nella nostra testa, sarebbe perfetto? Nella testa, appunto, e il cuore dove lo mettiamo?

Cerchiamo tutti  la persona ideale con cui condividere la vita e spesso, per le donne, questa immagine ricalca il modello paterno o  se ne discosta per  reazione ad alcune mancanze subite. Idem per i maschi. In altre parole, siamo tutti infognati nella risoluzione di complessi edipici più o meno articolati che ci conducono sulle strade del conseguimento spasmodico di un fottuto ideale.

E poi? Se capita d’incontrare la persona compatibile con i nostri buchi e la nostra sensibilità ma disgraziatamente non corrisponde all’ideale, che si fa? Qualcuno ci prova, molti scappano a gambe levate.

 Ideale- realtà:  uno a  zero per l’ideale. Peccato!

In questo periodo storico vanno di moda i coach: ne esiste uno per tutti i gusti e necessità, ho scoperto. Ho ascoltato uno di loro parlare di questo argomento e mi ha stupito per chiarezza e  linearità di pensiero. L’ideale, già in quanto tale, restringe di molto il nostro campo di azione e di conseguenza la godibilità delle infinite possibilità che la realtà ci propone. Infine è l’approccio del “cercare o ricercare” l’ideale che  manda  il sistema in tilt. Qui la falla principale.

 Le cose belle delle vita, pensaci anche tu Penelope, non le abbiamo cercate ma ci hanno trovato loro! Nulla è più ostinatamente vero.

Tutte, le ricordo davvero tutte, le “cose belle” che mi hanno trovata. L’importante è saperle cogliere, non rigettarle a priori ed essere aperti  con ogni senso, contro ogni idealizzazione del “come dovrebbe essere”. Se si è in grado di salire sull’emozione di quell’istante cogliendo proprio quella opportunità allora diamo senso al nostro vivere e riempiamo di significato la parola “bellezza”. E’ bello tutto ciò che è aperto al sentire, illuminato e senza i confini delle imposizioni.

Siamo tutti belli quando ridiamo e riempiamo di energia pura i gesti più usuali; una carezza sulla testa di nostro figlio, un bacio al nostro uomo, l’ascolto empatico di una confidenza o la risposta gentile ad una provocazione. Siamo tutti belli quando brilliamo dopo un incontro inaspettato e lo accogliamo con sorpresa.

Bellezza è dolcezza, quella delle donne, che prima ancora sanno essere femmine. Bellezza è fragilità, quella dei maschi che sanno anche piangere e dire “non so”.

Penelope non raccontiamoci storie e abbattiamo insieme gli ideali in favore di ciò che è radicato qui, oggi, davanti ai nostri occhi. Il concreto ha a che fare con la consapevolezza di ciò che è; ecco cosa lo rende convincente ai miei occhi.

IDEALE-REALE: ZERO A ZERO PALLA AL CENTRO.


SI RICOMINCIA.



Nessun commento:

Posta un commento