Ci sono verità che non
abbandonano. Esistono e basta Penelope anche se tentiamo di chiuderle in un
cassetto e fingiamo di perdere la chiave! Quelle verità restano, sono parte del nostro andare e del nostro divenire. Ci
appartengono come questa pelle, gli occhi e le storie che abbiamo scritto fin
qui.
Ma la vita corre, va avanti e abbiamo il dovere di restare sul nostro cammino
e percorrerlo tutto, a prescindere da esse.
Mi ritrovo nuda davanti a me
stessa, nuda più che mai e senza protezione davanti a un corpo e ad un volto: i
miei. Come innanzi a uno specchio.
Cosa vedo? Cosa dico a quella
donna riflessa che, dopo essersi fatta qualche risata per rompere il ghiaccio,
non riesce a fare altro se non osservarsi come se si “vedesse” per la prima volta?
In questi giorni di inizio anno c’è
chi mi scruta, mi ascolta mentre parlo e mi osserva confessandomi “sai, ogni
volta che incontro una persona, mi sforzo di immaginarmela da bambina, in quell'età in cui le
contaminazioni del vivere non l’hanno ancora trasformata nell'adulto di oggi”.
Ed eccomi lì davanti al mio
specchio nel vano tentativo di ritrovare quella fanciulla dagli occhi grandi e
impauriti ma dov'è? In cosa si è trasformata? Mi riconosco o no quando mi
guardo allo specchio?
Osservo le linee del mio volto e
penso a quando tutto è iniziato.
Penso a chi mi ha regalato la
vita in un gesto d’amore e mi cullo nell'idea che ogni cosa, umana e non, ogni
relazione, persino le opere d’arte o di tessitura, come la tua tela, ha inizio
in un preciso ed irripetibile istante. Si inizia con una pennellata di
colore, uno sguardo, un tocco magico,
come direbbe la mia amica di sempre, una parola , un silenzio o semplicemente
un’idea. E la vita si crea, prende forma. Esattamente quella e non un’altra.
Tu Penelope, sei partita da un
singolo filo di cui hai scelto il materiale e il colore: lana o seta? Il rosso
del sangue o il blu del mare?
Io ho iniziato mille volte e da punti di partenza diversi: il preludio della mia verità, quella che non mi abbandona , coincide con uno sguardo. Un semplice sguardo.
Gli altri inizi, invece, sono variopinti come la tela dei tuoi colori.
Il mio volto, quello che vedo
riflesso davanti a me in quello specchio, si crea in seguito ad un gemito
d’amore, almeno così mi piace pensare, che ha determinato molte sue linee
d’espressione, il sorriso e lo sguardo che mi contraddistinguono. Chissà se,
oltre alla genetica, anche la qualità dell’amore di due corpi che si uniscono
determina le fattezze del nascituro. Stupide e romantiche fantasie le mie
eppure qualcosa di molto intimo mi dice che un embrione, crescendo, è in grado
di sviluppare recettori che lo pongono in contatto con l’esterno e la sua
venuta al mondo verrà influenzata, nel bene e nel male, dal genere di legame che l’ha generato e chiamato alla vita.
Il sopravvento di questi pensieri
mi facilita nella visualizzazione della mia parte bambina, della tua e quella di chiunque mi stia innanzi. E’ la
parte che amo definire “senza protezione”.
Quel nucleo puro ed incontaminato
che, se fossi un disegnatore di fumetti, illustrerei con un luccichio a forma
stella all'interno degli occhi.
Casualmente, ma nemmeno
troppo, ieri sera a cena, mia figlia mi
racconta la storia di un super eroe che si libera, strato dopo strato come se
fosse una cipolla, di tutte le maschere accumulate durante la sua vita fino ad
arrivare, con fatica, al suo vero volto “laggiù, laggiù” dice la mia piccola
“gli altri e lui stesso videro finalmente il suo volto, quello vero”. Lo stesso
che tutti prima o poi ci mettiamo a
scrutare, una sera per caso e con caparbia insistenza, davanti ad uno specchio. Un po’
per gioco un po’ per nostalgia ci ritroviamo lì davanti, alla ricerca del
nocciolo, dell’origine, del centro che tiene in piedi il tutto: quel cuore
pulsante che ci rende unici, forti, inimitabili e allo stesso tempo molto esposti. Perché
quella parte di noi è l’unica che vive di purezza ed è priva di tutele o
garanzie.
Buttiamo via i copioni Penelope!
Le battute sono tutte da
scrivere, le parti non vengono assegnate a tavolino ma s’improvvisano al
momento e gli attori vengono attirati sulla scena da energie cosmiche e correnti di corrispondenza, simmetria e fedeltà a ciò che abbiamo il coraggio
di essere e mostrare.
Ho smesso di pensare che la vita
debba essere perfetta :“Anche nel difetto e nell'imperfezione siamo tutti un
incanto” , lo dice più o meno così un
cantante del mio tempo Penelope, e queste parole oggi sono finalmente le mie.
Arrivano lì al centro, in quel luogo in cui la bambina ha smesso di credere che le cose vadano come se
le era immaginate o che debbano seguire un percorso a tappe prestabilite.
Seguire gli iter canonici, quelli che ci hanno insegnato quando eravamo
piccoli, non preserva dagli errori o dai fallimenti: bisogna saperlo Penelope!
Oggi lo so.
La tua bellezza inizia il giorno
in cui Ulisse parte: lo stratagemma finisce per stancare anche te.
Voglio essere lì quando ti
accingerai a confezionare una nuova tela che non dovrà essere disfatta per
ingannare il tempo e i tuoi indegni pretendenti. Nessun espediente, nessuna finzione, regina del mare.
La purezza dell’imperfezione e la bellezza del tuo sguardo
rinato daranno inizio a nuove trame e a nuovi orditi.
Mostrami il tuo nuovo coraggioso inizio!