Per natura, congiuntura astrale o
eredità celeste sono sempre stata definita una sognatrice e quello dei
sognatori è un mondo fatto di immagini rarefatte, approcci mistici, sguardi
oltre le righe del tangibile. Sognare è conferire poesia alla realtà ma allo
stesso tempo fuggire da essa, voler vivere in un luogo che non è il nostro.
Almeno non ancora.
Per definizione, ciò che visualizzi nel processo onirico viene
percepito come reale solo dal “soggetto
sognante” e tutti noi, carissima Penelope, ci scontriamo ogni giorno con la
realtà del mondo e delle persone che ci circondano. Rimanere
sognatori a vita svilisce la realtà anche se hai la sensazione di renderla
migliore. E’ come stordirsi con alcool, droghe o dipendenze di qualsiasi genere
comprese quelle affettive: mi attacco
visceralmente a un lui o una lei e non mi toccherà affrontare più nulla in
completa solitudine.
E’ maledettamente illusorio.
Svegliaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Sembra urlare, ad un certo punto, l’esistenza.
Il punto di rottura o di svolta
arriva per tutti. Nessuno escluso.
L’abbiamo ripetuto mille volte
amica mia: una mattina ti svegli e le cose non sono più le stesse. La vita
arriva in quel punto in cui ti costringe, spesso contro la tua volontà, a
cambiar pelle, a spogliarti di abiti che non ti stanno più bene, a scegliere
tra la possibilità o meno di assaggiare tutte quelle potenzialità rimaste
finora inespresse.
La vita sembra dirti “Tu sei
anche altro: abbi il coraggio di vedere cosa. Esprimiti a pieno senza remore ma
prima di farlo devi GUARDARE”.
A te ha detto “Non sei solo una
moglie o una madre. Vivi l’abbandono come una possibilità. Diventa donna
indipendentemente da lui!”. L’ha detto a
tante di noi, anche a me, ma ad ognuna
in modi diversi.
Ti dico con matematica certezza
che solo chi ha saputo guardare alla desolazione estrema di quei momenti e alla
realtà terrificante che stringeva tra le mani, ha poi potuto godere degli
inevitabili benefici della trasformazione. Chi ha continuato a stordirsi di sogni o di irrealtà, invece, non
ce l’ha fatta. Ancora oggi, magari dopo anni, non ce la fa. Per certi aspetti è
più semplice mettere in atto alcune tattiche di sopravvivenza piuttosto che
sporcarsi nuovamente le mani e il cuore con le bellezze e le storture della vita.
Tu, dolce amica del mare, hai
fatto questo. La tua tela è stata la tua droga, la tua strategia per sottrarti
al nuovo, all'inconsueto: avresti potuto sparigliare la carte molto di più di
quanto hai fatto, scappando, costruendo una nuova casa, sposando un altro uomo,
infangando il nome del tuo Ulisse. Lo sai vero? Se avessi davvero guardato la
tua realtà di donna, lasciata sola con un figlio, avresti potuto concederti
mille possibilità che invece hai seppellito sotto il ricordo di un amore e le
figure di una tela che non vedeva mai la luce. Infondo, il tuo è stato un
lavoro incompiuto! E’ stato più facile crogiolarti negli echi di un sentimento
tenuto in vita da una rievocazione continua che non seppellirlo, almeno ad un
certo punto, e riviverne un altro o mille altri.
Conosco donne e uomini che
agiscono come te anche oggi, in questo mio tempo in cui, a differenza del tuo,
le convenzioni morali e sociali saltano come grilli in un campo estivo. Persino
coloro che sono emotivamente più evoluti
o in apparenza sfrontati, si rinchiudono
in quel mondo illusorio e fatalmente dorato che solo i sogni sanno costruire.
Un mondo di conforto quotidiano fatto di statiche certezze e chiusura in cui ci si lecca le ferite da soli , ci si illude
di bastare a se stessi ma, soprattutto, non si rischia più nulla.
Tutto ciò accade quando qualcosa
si rompe, ci feriamo profondamente e quel dolore è talmente lacerante e
invasivo da toglierci il respiro. Provare quel genere di dolore è come morire.
Non riuscire a perdonarci per essere stati gli attori di quella rottura , però,
è come morire due volte! Chi non perdona se stesso, non evolve e rimane fermo
allo stadio del sogno, dell’illusione e della mistificazione credendo, come il "soggetto sognante", che quella sia la realtà.
Penelope oggi so che avrei voluto
vederti agire diversamente. Oggi posso dirtelo. Perché non ti ribelli ora? Non
è tardi, si è sempre in tempo per certe cose!
Scuoti la tua chioma, accorciala,
colorala, strappa i tuoi vestiti immacolati e rotolati nella sabbia, bruciati
al sole e raffreddati nel gelo del mare d’inverno ma, sopra ogni cosa, squarcia
quella maledetta tela mai portata a termine e iniziane una nuova senza nessuna
sottesa finalità! Progettala nei minimi particolari per il tuo puro godimento e
osa con disegni ispirati dal vento e
colori accostati con improbabile cromia. La tua.
In questo arduo processo di presa
di coscienza e avvicinamento alla realtà, gli ingredienti fondamentali sono due:
il primo è l’entusiasmo, il secondo
è la consapevolezza.
Dico a te e a coloro che come te sono ancora ingabbiati
dentro se stessi , ma prima di tutti l’ho detto a me stessa in un passato
nemmeno troppo lontano, sii felice e grato alla vita di questa enorme
possibilità di sperimentazione che ti viene offerta. Penelope, puoi
reinventarti e testare nuove strade per cui, gioisci e cammina a testa alta con
il tuo bel sorriso stampato sul volto. Come dice la mia amica Sonia,
rivendicando il suo sacrosanto diritto all'identità che più sente di possedere,
“io sono senza confini” e, pertanto, sono entusiasta e grata alla vita di poter
essere oggi qualcuno che non ero ieri e viceversa. Non ingabbiatemi, sono fatta
per altro, io!
Se l’entusiasmo è puro accadono
magie intorno a noi, i compromessi che levano la dignità non sono più accettabili
e la ricerca di ciò che fa star bene diventa la sola dipendenza possibile.
Nella consapevolezza, invece,
risiede il fulcro della connessione con tutte le realtà, dentro e fuori di noi.
Ti sei mai chiesta , amica amata ed odiata, per cosa sei stata creata? L’arte
della consapevolezza ti avvicina alla risposta. Osservando realisticamente la
nostra esistenza, restando nei dolori e non fuggendo le gioie, la risposta si
fa sempre più chiara: da un eco lontano si trasforma in boato che un bel giorno
ti sveglia e riconnette tutte le tue antenne a quella della tua anima.
Io ho smesso di vivere di sogni
Penelope ma non ho cessato di leggere versi di poesia in tutto ciò che mi
accade. Entusiastica gioia e consapevolezza
sono le mie compagne di viaggio verso la realizzazione del mio compito in
questa vita.
Trova il tuo giorno Penelope,
oltrepassa il confine e scrivi la tua vera storia. Dipende da te!