martedì 24 febbraio 2015

SENZA CONFINI

Per natura, congiuntura astrale o eredità celeste sono sempre stata definita una sognatrice e quello dei sognatori è un mondo fatto di immagini rarefatte, approcci mistici, sguardi oltre le righe del tangibile. Sognare è conferire poesia alla realtà ma allo stesso tempo fuggire da essa, voler vivere in un luogo che non è il nostro. Almeno non ancora.

Per definizione,  ciò che visualizzi nel processo onirico viene percepito come  reale solo dal “soggetto sognante” e tutti noi, carissima Penelope, ci scontriamo ogni giorno con la realtà del mondo e delle persone che ci circondano. Rimanere sognatori a vita svilisce la realtà anche se hai la sensazione di renderla migliore. E’ come stordirsi con alcool, droghe o dipendenze di qualsiasi genere comprese quelle affettive: mi attacco visceralmente a un lui o una lei e non mi toccherà affrontare più nulla in completa solitudine.

E’ maledettamente illusorio.

Svegliaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Sembra urlare, ad un certo punto, l’esistenza.

Il punto di rottura o di svolta arriva per tutti. Nessuno escluso.

L’abbiamo ripetuto mille volte amica mia: una mattina ti svegli e le cose non sono più le stesse. La vita arriva in quel punto in cui ti costringe, spesso contro la tua volontà, a cambiar pelle, a spogliarti di abiti che non ti stanno più bene, a scegliere tra la possibilità o meno di assaggiare tutte quelle potenzialità rimaste finora  inespresse.

La vita sembra dirti “Tu sei anche altro: abbi il coraggio di vedere cosa. Esprimiti a pieno senza remore ma prima di farlo devi GUARDARE”.

A te ha detto “Non sei solo una moglie o una madre. Vivi l’abbandono come una possibilità. Diventa donna indipendentemente da lui!”.  L’ha detto a tante di noi, anche a me,  ma ad ognuna in modi diversi.

Ti dico con matematica certezza che solo chi ha saputo guardare alla desolazione estrema di quei momenti e alla realtà terrificante che stringeva tra le mani, ha poi potuto godere degli inevitabili benefici della trasformazione. Chi ha continuato a  stordirsi di sogni o di irrealtà, invece, non ce l’ha fatta. Ancora oggi, magari dopo anni, non ce la fa. Per certi aspetti è più semplice mettere in atto alcune tattiche di sopravvivenza piuttosto che sporcarsi nuovamente le mani e il cuore con le bellezze  e le storture della vita.

Tu, dolce amica del mare, hai fatto questo. La tua tela è stata la tua droga, la tua strategia per sottrarti al nuovo, all'inconsueto: avresti potuto sparigliare la carte molto di più di quanto hai fatto, scappando, costruendo una nuova casa, sposando un altro uomo, infangando il nome del tuo Ulisse. Lo sai vero? Se avessi davvero guardato la tua realtà di donna, lasciata sola con un figlio, avresti potuto concederti mille possibilità che invece hai seppellito sotto il ricordo di un amore e le figure di una tela che non vedeva mai la luce. Infondo, il tuo è stato un lavoro incompiuto! E’ stato più facile crogiolarti negli echi di un sentimento tenuto in vita da una rievocazione continua che non seppellirlo, almeno ad un certo punto, e riviverne un altro o mille altri.

Conosco donne e uomini che agiscono come te anche oggi, in questo mio tempo in cui, a differenza del tuo, le convenzioni morali e sociali saltano come grilli in un campo estivo. Persino coloro che sono  emotivamente più evoluti o in apparenza sfrontati,  si rinchiudono in quel mondo illusorio e fatalmente dorato che solo i sogni sanno costruire. Un mondo di conforto quotidiano fatto di statiche certezze e chiusura in cui  ci si lecca le ferite da soli , ci si illude di bastare a se stessi ma, soprattutto, non si rischia più nulla.

Tutto ciò accade quando qualcosa si rompe, ci feriamo profondamente e quel dolore è talmente lacerante e invasivo da toglierci il respiro. Provare quel genere di dolore è come morire. Non riuscire a perdonarci per essere stati gli attori di quella rottura , però, è come morire due volte! Chi non perdona se stesso, non evolve e rimane fermo allo stadio del sogno, dell’illusione e della mistificazione credendo, come il "soggetto sognante", che quella sia la realtà.

Penelope oggi so che avrei voluto vederti agire diversamente. Oggi posso dirtelo. Perché non ti ribelli ora? Non è tardi, si è sempre in tempo per certe cose!

Scuoti la tua chioma, accorciala, colorala, strappa i tuoi vestiti immacolati e rotolati nella sabbia, bruciati al sole e raffreddati nel gelo del mare d’inverno ma, sopra ogni cosa, squarcia quella maledetta tela mai portata a termine e iniziane una nuova senza nessuna sottesa finalità! Progettala nei minimi particolari per il tuo puro godimento e osa con disegni ispirati dal vento e  colori accostati con improbabile cromia. La tua.

In questo arduo processo di presa di coscienza e avvicinamento alla realtà, gli ingredienti fondamentali sono due: il primo è l’entusiasmo, il secondo è la consapevolezza.

Dico a te e  a coloro che come te sono ancora ingabbiati dentro se stessi , ma prima di tutti l’ho detto a me stessa in un passato nemmeno troppo lontano, sii felice e grato alla vita di questa enorme possibilità di sperimentazione che ti viene offerta. Penelope, puoi reinventarti e testare nuove strade per cui, gioisci e cammina a testa alta con il tuo bel sorriso stampato sul volto. Come dice la mia amica Sonia, rivendicando il suo sacrosanto diritto all'identità che più sente di possedere, “io sono senza confini” e, pertanto, sono entusiasta e grata alla vita di poter essere oggi qualcuno che non ero ieri e viceversa. Non ingabbiatemi, sono fatta per altro, io!

Se l’entusiasmo è puro accadono magie intorno a noi, i compromessi che levano la dignità non sono più accettabili e la ricerca di ciò che fa star bene diventa la sola dipendenza possibile.

Nella consapevolezza, invece, risiede il fulcro della connessione con tutte le realtà, dentro e fuori di noi. Ti sei mai chiesta , amica amata ed odiata, per cosa sei stata creata? L’arte della consapevolezza ti avvicina alla risposta. Osservando realisticamente la nostra esistenza, restando nei dolori e non fuggendo le gioie, la risposta si fa sempre più chiara: da un eco lontano si trasforma in boato che un bel giorno ti sveglia e riconnette tutte le tue antenne a quella della tua anima.

Io ho smesso di vivere di sogni Penelope ma non ho cessato di leggere versi di poesia in tutto ciò che mi accade. Entusiastica gioia e consapevolezza  sono le mie compagne di viaggio verso la realizzazione del mio compito in questa vita.

Trova il tuo giorno Penelope, oltrepassa il confine e scrivi la tua vera storia. Dipende da te!




lunedì 9 febbraio 2015

QUALE STRADA: SASSI O BRICIOLE?

Penelope,

le cose possono accadere in un attimo. Fino ad un secondo prima il freno a mano è ben tirato sui vari elementi del vivere, ogni cosa pare incasellata nella sua tana e le orme che lasci sulla sabbia sono ordinate e costanti nel loro incedere.

Stasera vorrei avere le risposte che nessuno può ottenere, dolce donna dominatrice di sguardi e orizzonti lontani.

Guardo dalla tua finestra e vedo i tuoi passi scalzi: lasciano orme sulla sabbia come fossero i sassolini bianchi che Pollicino, simpatico protagonista di una fiaba della mia infanzia, sparse ordinatamente nel bosco per non perdersi e poter agevolmente ritrovare la via di casa.

 Ognuna di queste orme si sussegue all'altra con ordine e misura: mi pare di vederti camminare, i capelli al vento e una veste chiara e morbida a farti da cornice. Il tuo sguardo è fisso sui tuoi piedi, concentrato sull'andatura del “far bene” e nulla della meraviglia che ti circonda colpisce la tua anima facendola sussultare.

Ti ci vuole un boato per farti alzare lo sguardo. Un colpo al cuore, uno allo stomaco e un altro ancora al basso ventre, là dove la tua femminilità scalpita. Sei un essere umano complesso, donna Penelope, e ti si deve attaccare su più fronti per stenderti al tappeto, se mai si riuscisse a farlo.

Sei in ginocchio, le mani insabbiate, il fiato corto e il cuore che va a mille. Cosa succede Penelope?

Una storia ti torna alla mente, un profumo sfiora  i tuoi ricordi, il nuovo avanza, le paure incalzano e demoliscono, per un istante, le tue certezze. Danza bellezza sulle note di una musica nuova, danza ma non farti pestare i piedi mai. Apri cuore, mente e corpo ma non rinunciare alla tua vera natura: ne usciresti sconfitta e trasfigurata.

Accetta e lascia la via libera dalle paure e dalle incognite del non controllo. Ama e rispetta anche quando non comprendi, soprattutto quando nulla è come te. Ama ciò che non è visibile, apprezza l’inconsueto e impara a restare lì dove senti che tanto c'è ancora da imparare. Resta, osserva, sii paziente se credi in ciò che vedi. Senti.

Osservo i tuoi passi scalzi: lasciano orme concentriche ora, slegate le une dalle altre come fossero briciole alzate dal vento e riposte sulla sabbia a casaccio. Pollicino perde la strada ma non è detto che l’assenza dei sassolini bianchi gli impedirà di trovare la via del ritorno. 

Casa è in mille luoghi diversi vicini e lontani e la si trova percorrendo le strade più assurde ed impervie; puoi sentirti a casa in un abbraccio fatto di nuovi baci o in piena solitudine tra i monti innevati. Questa è la vita vera: un percorso disordinato pieno di zone d’ombra e di sereno a cui si giunge facendosi guidare dal fiuto, dall'istinto e dal tocco magico dello sguardo ma mai e poi mai dalla paura o dai condizionamenti dell’esterno. Questi ultimi sono i soli cattivi consiglieri che ci conducono proprio là dove non vorremmo mai essere.

Accetta e libera Penelope tutto ciò che c’è in te anche se non verrai compresa. Ognuno ha il diritto di cantare la propria canzone a squarciagola senza intralciare la melodia di chi usa altri toni o melodie diversamente ritmate. Ma di una cosa ti prego, amica dolcissima, quando ti ritrovi in mezzo ad un boato fatto di verità sincere ma difficili da accettare, prova a restare con tutta te.

Ci sono realtà che non vanno spiegate altre che invece vanno accolte e abbracciate perché ci vengono consegnate nel più intimo degli sguardi. 

Come l’amore. 

Esso non va raccontato Penelope, nessuno meglio di te lo sa, ma gli va fatto un posto. Un posto caldo e accogliente per poterlo far germogliare e crescere fino a diventare talmente forte da sfidare il tempo, le attese, le intemperie del carattere e della vita.

Non ci sono teorie che spieghino il sentimento d’amore. Ci sono gli amanti. Tu e Ulisse, la donna paziente e innamorata, il lupo di mare ramingo ed egoista: stereotipi fasulli di una realtà solo immaginata. Ma voi, voi due, il vostro amore è stato carne e sangue, gioia e dolore vissuti sulla pelle e incisi nei cuori: nessuno sa, nessuno può sapere e giudicare dai risultati di un lieto fine che magari è stato lieto solo per gli osservatori esterni.

Nessuna teoria nemmeno per noi, uomini e donne di questo tempo che ci illudiamo di dare e ricevere amore solo là dove la fatica non è mai troppa. Diciamo tutti di cercare e volere amore ma poi, senza uno spazio vitale fatto di tempo e spazio esclusivi per noi stessi, rischiamo di non accenderlo nemmeno un Amore. Anche quando l’altro è magia pura, in grado di “riconoscerci” e “parlare proprio la nostra lingua”.

 La teoria dice molte cose ma l’amore, quello vero, credo ne dica una sola: “abbandonati”, accetta e libera! Lasciati cadere, danza con passi inconsueti e disegna cerchi e archi di orme sulla sabbia senza seguire i sassolini bianchi. Quelli servirono al bambino in cerca di un caldo e rassicurante abbraccio,  ma non a te che oggi sei donna o uomo adulto e libero.

All'amore si può sfuggire per codardia o si può rispondere con entusiasmo e responsabilità e nulla si sa della sua natura se non che la  strada che ad esso conduce non è lastricata di sassi ordinati uno in fila all'altro. Essa, invece, è appena abbozzata da un insieme di briciole  innalzate e scomposte dal più insidioso dei venti. 

Solo i desiderosi d’amore costruiranno un tragitto fatto di grazia e non di bisogno, di libertà e non di costrizione di coraggio e non di paura.


Il sentiero per l’amore è spesso invisibile agli occhi. Ora li chiudo e chiedo agli altri miei sensi e a te, Penelope, di farmi da guida.