Penelope,
una domenica piacevolmente leggera, all'aria aperta, condita da buon
cibo e ottima compagnia.
Ore gradevoli che scivolano via
tra una chiacchiera di conoscenza e una di benvenuto: una di quelle delizie che
resteranno nei ricordi scattati di una Reflex sapiente e curiosa.
Espressioni che indugeranno nel
tempo, sorrisi raccontati, gesti svelati, baci rubati da un obiettivo
silenzioso e affamato di attimi eterni. La bellezza di certi incontri risiede
nelle menti e nei cuori di chi li abita ed io , amica silenziosa e ingombrante,
ne vivo molti in questi anni di nuova
realtà.
Mi considero una persona
fortunata.
Amo i confronti interessanti ai quali non rinuncio per curiosità, fame e
sete di scambio, conoscenza e rilascio di energia vitale. Gli incontri non
accadono ma siamo noi a desiderarli,
attirarli e condurli verso la nostra umanità: le persone entrano nella nostra vita quando essa richiede una
sfida o uno stimolo che solo loro
possono regalarci. In quel dato momento.
E’ con queste modalità che
l’esistenza assume un valore di dono e scoperta continua.
Gli incontri, così come l’accadimento
di certi avvenimenti, la semplice lettura
di alcuni libri o il ricorrere di determinate parole si trasformano in quella esclusiva
via costellata di luce che diventa, sempre più, la nostra.
Un lunedì fatto di nuove sfide. Spiragli di un futuro in divenire.
Una di quelle giornate dalla parola
ricorrente. Mi sveglio la mattina e la sento pronunciare alla radio, la ritrovo
poi all'interno di una conversazione ascoltata casualmente, la leggo scritta su
un muro e mia figlia la sceglie come titolo per un disegno che lascia sul cuscino prima di andare a dormire.
Il cuore: oggi è il lunedì del
cuore.
L’organo vitale per eccellenza, simbolo dell’amore romantico, situato al
centro del corpo e sede strategica delle più affascinanti implicazioni
filosofiche, magiche, affettive ed animistiche di ogni tempo. Al cuor non si comanda, il cuore è di tenebra o di
pietra, il cuore è rosso o trafitto, il cuore batte, si ferma o si spezza e
ancora il cuore si apre e si tocca. Una parola dalle mille declinazioni, usata
e abusata eppure sempre così potente e "rivestibile" di continue originali
accezioni.
Alcuni gesti, se fatti di cuore,
diventano carezze calde che creano legami: in un film rivisto con piacere qualche
sera fa’, un Robert Redford giovane e bellissimo esponente della upper class lega i lacci delle scarpe ad una barbara
Streisand ebrea, accapigliata e bruttina facendola letteralmente capitolare.
Senza scomodare il cinema, penso ad una musica infilata nelle orecchie davanti
ad un panorama mozzafiato, ad un regalo inaspettato trovato nel posto più
improbabile dell’universo o ancora ad un bacio che se avesse tardato anche di
un solo istante avrebbe scritto una storia diversa.
Il cuore è l’organo che fa la
differenza, il substrato necessario ad ogni scatto di vita, la voce che guida
ogni azione, la coscienza che ci permette di aderire alle nostre viscere. Ai
“senza cuore” manca quell'essenza che trasforma lo sguardo e scalda la voce in
un abbraccio inimitabile.
Un martedì fatto di arte, quella di un “manipolatore di identità”.
Condivido una serata artistica
con i miei figli che mi accompagnano curiosi, seppur preventivamente annoiati, ad un
opening nella galleria di un’amica.
Ci troviamo di fronte a una
miriade di piccole stampe degli inizi del secolo, riviste e stravolte dal tocco
dell’artista che rivoluziona, sfregia, copre e ritocca i volti, le espressioni e
i corpi di ieratici personaggi. Uomini, donne e bambini alterati e violati,
regalano ai nostri occhi identità nuove e bestiali ma, come dice il comunicato
stampa “presenti a se stessi”. Come se quelle pose impostate e rigide no
potessero davvero rappresentare l’essenza della persona ma fossero un mero involucro esterno. L’artista, in modo
decisamente invasivo e rivoluzionario, estrae in modo maieutico la vera essenza
di quelle dame ritratte in pose fisse e all'apparenza inflessibili. Lui osa là
dove nessuno ha l’ardire di spingersi e
svela le loro ossessioni più segrete. Il
lato oscuro.
Martedì, davanti a queste stampe,
entro in contatto con il mio personale desiderio di rivoluzione e cambiamento senza
provare alcuna inquietudine. Finalmente.
Mercoledì è la giornata del ricordo. Tre anni fa perdo la donna
della mia vita: mia nonna. Mi dono silenzio e mi riempio di commozione davanti all'immagine del suo sorriso.
In questo giorno, i miei figli mi fanno un regalo “di cuore”, un
dono bellissimo ma difficile da spiegare a te Penelope, abitante di un mondo
così lontano dal mio.
Si tratta di un congegno
elettronico che contiene nella sua memoria centinaia e centinaia di libri: posso scegliere quelli che desidero e farli
apparire, con un semplice batter di tasti,
su uno schermo leggero e di piccole dimensioni portabile ovunque. In questo modo ho la
possibilità di leggere ciò che preferisco, in ogni dove e in ogni istante.
Inizialmente, trattandosi di una
novità mediatica relativa alla cultura e alla comunicazione , l’avevo scartata
anche solo come possibilità raccontando a me stessa che io “mai avrei rinunciato al contatto
tattile e olfattivo con la carta stampata”. Io , che sogno di fare la
scrittrice un giorno, non mi sarei MAI piegata alle logiche del mercato che
tendono a semplificare ogni ambito della nostra vita con un click e che,
inevitabilmente, danneggiano il mondo dell’editoria inteso in modo canonico.
E invece, amica mia, davanti a
questo dono ho ceduto con una gioia ed un entusiasmo inaspettati. Nonostante
il mio motivato pregiudizio, mi sono trovata a mio agio in questa memoria
infinita che ingloba e cataloga parole,
sapere, storie e vite. Mi sono sentita a casa e mi ci sono accomodata.
Ho impiegato una sera intera per
studiare il mio nuovo strumento di conoscenza e poi ho acquistato il mio primo
libro. Con il solito click!
L’arte della vita del
grande Z. Bauman è il titolo di un testo meraviglioso il cui principale e irrinunciabile assunto è che,
per comprendere che la nostra vita è una
vera opera d’arte dobbiamo puntare alto e tentare l’impossibile. Sempre.
Arte, libri, cuore, dono,
rivoluzione, vita ricordi: le parole di questi quattro giorni hanno un senso.
Z. Bauman è il noto inventore
dell’espressione società o modernità “liquida”, aggettivo con cui identifica un
modo di vivere tipico del mio tempo e davvero molto distante dal tuo, Penelope, almeno da come io
lo immagino. Liquidità si contrappone a concretezza e solidità. Pensa, un mondo in cui più nulla è certo: i ruoli sociali,
il lavoro, i legami affettivi, la ricchezza e prova ad immaginare quanto sia
ovvio, in una realtà del genere, scadere nella banalità di una vita “ a basso
costo e ancor più scarso impegno”.
Ecco, Bauman, dice no!
Nonostante il senso di precarietà,
soprattutto nelle relazioni, provochi una certa destabilizzazione e insicurezza,
lui sostiene una verità a cui nessuno dovrebbe rinunciare che è quella del puntare in alto e tentare l’impossibile sempre.
Infondo,dice lui, la vera felicità sta proprio nella costante ricerca di quest’ultima:
è proprio la sua natura fuggevole a renderla così appetibile.
Il concetto di ricerca costante, benché la
lettura sia ancora da terminare, mi riconduce ad oggi. A giovedì.
Giovedì è la giornata della
perdita di equilibrio: il medico mi ha diagnosticato il ritorno di un disturbo
legato agli otoliti, gli organi che determinano l’equilibrio. Ecco, i miei sono
andati nuovamente fuori sede e vagano da
qualche parte nei miei condotti uditivi. A parte un lieve e fastidioso disagio
fisico, amica mia, vivo questa perdita di equilibrio come un presagio
benaugurale in una fase di acuta e determinata ricerca di realizzazione di
alcuni fondamentali aspetti della mia esistenza.
Solo chi cammina e procede
rischia di cadere ed inciampare sui propri passi, magari farsi male per poi
alzarsi nuovamente. Amo la ricerca costante e chi ha il coraggio di alzare l’asticella
della propria soddisfazione sempre più in alto come l’artista di martedì che mi
confessa “Questo lavoro è partito da un
momento di profonda rabbia verso chi mi voleva imbrigliare in un ruolo artistico
che non era il mio!”
In un cammino del genere è quasi
scontato cadere dal piano dell’ordinario verso l’incertezza, dalla sicurezza verso
i lidi dell’inconnu e il
disequilibrio è quel momento magico e insostituibile in cui sentiamo
eccitazione e insieme spavento per tutto ciò che potrebbe essere ma che ancora
non è.
Penelope,
cinque giorni di arte, libri, cuore, dono, rivoluzione, vita, figli,
ricordi: il disequilibrio creerà la melodia del vero cambiamento.