domenica 5 gennaio 2014

IL POTERE

Ci sono giorni sospesi tra il sogno e la realtà, tra  verità e finzione. 

Giorni  in cui ciò che vivi è talmente bello o talmente poco sopportabile da non sapere quale sia la sua esatta collocazione.

Appartengo davvero alla mia vita?

Ho visto un film ieri sera, The Words,  in cui uno dei protagonisti , un vecchio uomo vittima di plagio letterario, esprime un concetto semplice ed illuminante alla fine delle storia  “verità e finzione possono viaggiare parallele ma non s’incontreranno mai. Ad un certo punto nella vita bisogna scegliere o l’una o l’altra via.”

Scegliere. Una questione semplicemente complicata.

La scelta ha il potere di creare una vita piuttosto che un’altra. La scelta di allineare certi fili e certi colori sull'ordito dando vita ad una trama piuttosto che ad un’altra ha effetto sul risultato finale. Il tessuto risulta  bello o brutto a seconda di ciò che preferiamo in via di tessitura e di come operiamo tecnicamente.

Con mollezza o vigore, con sapienza o approssimazione.

Tu lo sai bene Penelope!

Hai scelto di aspettare, di fare e disfare per trovare una via di finzione che ti autorizzasse in quell'attesa, a detta di molti, folle ed infertile. Potevi decidere di dimenticare o di sostituire il tuo amato con un altro uomo. Ne avevi tanti di pretendenti.

Perché non l’hai fatto? Io forse avrei ceduto.

In certi frangenti, saper scegliere diventa una questione di vita o di morte.

Alcune volte restando si muore o, viceversa, si muore fuggendo. Altre, invece, la vita ti riaccoglie solo indugiando o, viceversa, girando i tacchi. Non c’è una legge precisa; restare o andare, amare o odiare, perdonare o punire, fingere o essere autentici, dire o tacere. Vale tutto e il contrario di tutto. L’importante è esserci. Consapevolmente.

Me lo confermi Penelope? Tu c’eri davvero nel tuo incedere paziente o procedevi  per inerzia, fedele ad un ideale e basta?

Non sempre esistono parole che possono esprimere ciò che c’è o non c’è in vista di una possibile scelta. Credo che la mancanza di parole, intesa come interruzione di un flusso puramente razionale, indichi la via migliore per prendere delle decisioni. Paragono questa sensazione d’impotenza del ragionamento ad uno stato antecedente alla fase rem del sonno in cui, in modo rilassato e staccato dal contingente, attingiamo a tutte  le risposte dall'unica fonte davvero possibile: il nostro centro.

Lì sappiamo cosa fare senza il filtro della mente. Quest’ultima, spesso invocata come unica detentrice del potere decisionale, è un’ottima alleata analitica dei pro e dei contro. Null’altro. Chi  sa scegliere con risultati ottimali, o chi dovrebbe farlo per poter  vivere una vita più autentica, è il nostro intuito.

E’ quella morsa che sentiamo o non sentiamo all'arrivo di un bacio da labbra ancora sconosciute, la sensazione di disagio o di calore in prossimità della nostra entrata in un determinato luogo, lo stato di pace interno o d’irrequietezza dopo esserci guardati allo specchio, o ancora, la reazione di sgomento o indifferenza davanti ad un rifiuto.

Mille sono le sensazioni intuitive che ci conducono a schierarci ogni giorno, da una parte o dall'altra. E, nonostante la mancanza di un risultato immediato, noi scegliamo quotidianamente, di ora in ora, attraverso piccoli gesti, piccoli segni, piccoli si e piccoli no, che indicano progressivamente la direzione.

Un giorno tutto ciò che ora è piccolo brillerà di grandezza.

Sono consapevole di accatastare pezzi di scelta, oggi sul domani, che si trasformeranno nei grandi spartiacque della mia vita in ricostruzione.

Nulla accade per caso e nulla è scelto a caso. Mi sono convinta, nel tempo, che le nostre mani  racchiudono un potere immenso, molto più grande di ciò che ci vien comodo pensare. I pensieri che abbiamo sono forti e potenti e sono in grado di cambiare la direzione delle cose, attirando o respingendo quelle giuste per noi.


Desidero fare buon uso di tutto questo potere.





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