venerdì 6 dicembre 2013

RITO DI PURIFICAZIONE

Prima di ripartire, cara Penelope, è necessario  purificare il cuore, il corpo e le idee.

Mi hanno consigliato di scrivere e poi gettare ogni parola nel fuoco. Il fuoco purifica.

L’ho fatto.

Ho preso un foglio protocollo a righe, uno di quelli che i bambini usano per i compiti in classe e ho scritto. Ho scritto le cose che mai avevo detto nemmeno a me stessa. L’ho fatto una sera mentre loro dormivano nella loro stanza.

Ho scritto con rabbia. I tratti della mia calligrafia risultano incomprensibili e disordinati almeno quanto l’inesistente logica dei miei pensieri.

Ho acconsentito a una tale forzatura con l'assurda volontà di liberarmi della mia vecchia vita una volta per tutte.

Tu credi sia possibile? Io no ma occasionalmente cedo alla forza delle illusioni.

Il tempo impiegato per riunire tutte quelle emozioni e metterle su carta mi è parso sprecato. Altro tempo dedicato al dolore. Altra energia rubata alla mia vera vita. 

Poi ho preso un fiammifero dall'ultimo cassetto della cucina, un giorno o l’altro dovrò cambiare posto agli oggetti di questa casa, e gli ho dato fuoco. La fiamma si è subito propagata su tutto il foglio inghiottendo le parole scritte con l’inchiostro nero e in un attimo tutto quel groviglio di segni disordinati ed isterici si è trasformato in cenere.

Sono nella mia cucina, luogo di vita e nutrimento.

E’ mercoledì sera, un mercoledì sera come tanti. I bambini dormono e io ho preso la decisione di disconnettermi dal mondo. Abolisco volutamente telefonate, tv e computer: nulla che mi dia l’illusione di non essere sola.

Stasera voglio stare sola. Felicemente sola. Assennatamente sola.

Cerco di svuotare la mente da ogni pensiero ma è un esercizio inutile: la mente è per eccellenza il luogo dove turbinii interni, mormorii e grovigli si accavallano l’uno sull'altro prendendo forme talvolta inaspettate.

Guardo questa cucina bianca e improvvisamente vorrei colorarla, arricchirla di macchie cromatiche ovunque. Non importa quale sia il colore ma basterebbe che questo finto candore scomparisse una volta per tutte. La purezza di questo bianco non mi appartiene più, non trova più posto qui. Qui dove tutto è cominciato e tutto è finito. Qui dove le anime hanno cambiato forma e messo le ali.

Mi sono sporcata finalmente e la confusione è entrata in queste stanze.

La confusione mi rassicura. La certezza mi gela dentro.

Nel caos posso decidere di cercare, rimescolare, trovare o non trovare, perdere tempo, prenderlo o fingere che non arrivi mai.

Diversamente, là dove tutto è ordine e ogni cosa ha un suo posto predefinito, non esistono alibi e nulla è comodo o ambiguo. 

La consapevolezza è ordine ed io, pur reputandomi una donna consapevole, vivo nel disordine appositamente reiterato nella cieca speranza di non dover vedere?

La mia fatica dell’anima consiste nel battezzare ogni emozione e ogni azione con il suo nome senza infiocchettarla con significati improbabili e non aderenti alla realtà.

Questa è la mia resa dei conti Penelope. L’autonomia della mia persona e la verità nuda e cruda.

Ti sto lasciando il tempo per riunire le idee e raccontarmi come è andata a te.

Ti aspetto sorella.






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