Al termine di questa
avventura ti avrò incontrata, Penelope, e avrò svelato ogni tuo segreto. Il
viaggio nei panni di questa nuova me è incerto e nebuloso. La tua presenza
costante e discreta mi da’ una direzione. Sei l’incontro per eccellenza.
Il tuo è stato
quello con Ulisse.
Il mio quello con te.
In questa avventura mi
faccio guidare dai segni. La vita stessa è una creazione costante e le tracce che
incontro sulla via costituiscono l’aiuto, il suggerimento che ho imparato ad
ascoltare. Anche per scrivere questi brevi pezzi mi sintonizzo sulle “imbeccate” di giornata.
Oggi alla radio ho
ascoltato per la prima volta “L’infinito” di Battiato. Mi ha talmente coinvolto
il refrain “è in certi sguardi che si vede l’infinito” che ho voluto vederci
un’indicazione per questo mio breve post.
Questa volta, allora, è
una questione di sguardi.
Ci si guarda per gioco
, per ricerca, per necessità. Per trasmettere e ricevere calore, per sancire un
patto, per dare corpo a una verità dolorosa o ad un gioioso consenso. Ci si
guarda per amarsi o per odiarsi fino al midollo.
Guardami!
E poi ancora le pagine
di quel libro, Shantaram, tanto lungo quanto magico, iniziato a leggere in
prossimità dei miei quarant'anni. Lo riprendo in mano dopo mesi e la prima
frase che leggo è:
“era una donna che
suscitava ammirazione e desiderio, ma il messaggio negli occhi e nel portamento
era inequivocabile: ogni mancanza di rispetto è a vostro rischio e pericolo."
Quanto ammiro le persone
così, ancor più se donne. Per la maggior parte di noi trasmettere il rispetto
di sé attraverso un semplice sguardo è frutto di una consapevolezza guadagnata
faticosamente mentre, solo per pochi, è questione di indole fortunata. Ancor più per una donna.
Lo sguardo femminile, infatti, è spesso soggetto ad equivoci ed è
istintivamente accomunato alla seduzione. Per cui una donna che sia in grado di guardare
senza bisogno di aggiungere altro è, senza dubbio, una donna forte.
Sai cosa ho capito Penelope?
La vera forza risiede
nell'assenza del bisogno. Quando smetti di cercare il consenso altrui a tutti i costi e senti di poter
fare a meno di sostegno, approvazione e compagnia per non stare solo e non sentire il mormorio
dei tuoi pensieri, hai svoltato.
Diventi quel genere di
persona capace di sostenere ogni genere di sguardo, anche il più scomodo. Come
è capitato a me qualche mese addietro:
“ Scrivo a te donna, madre.
Oggi è accaduto un fatto singolare: mi sono vista con gli
occhi tuoi. Non ti conosco personalmente ma questa mattina, quando hai posato
il tuo sguardo su di me, ho sentito che quegli occhi mi appartenevano. La donna
che ho incontrato oggi e che ho salutato di sfuggita, senza nemmeno scendere
dall'auto, potrei essere io tra una quindicina d’anni. L’unico elemento che
abbiamo in comune è aver generato un figlio maschio e una figlia femmina. I
tuoi sono cresciuti, i miei escono appena ora dal meraviglioso limbo della prima
infanzia e si affacciano al pianeta della fanciullezza ………………
Ho percepito la severità della tua occhiata, il peso della
tua osservazione materna che ha istintivamente puntato il dito e non ha
lasciato spazio. Ti comprendo, sono madre anche io. Non ti giudico.”
Gli occhi sono lo
specchio dell’essere.
Dentro il mio cuore
serbo un coro di sguardi ed ognuno conserva sfumatura rimasta indelebile dentro
di me.
Vorrei essere capace di scrivere pagine capaci di donare ali alla fantasia di chi legge amplificandone ogni sensazione e vorrei che il coro di sguardi di chi ho incontrato potesse farmi da bussola.
Guardami Penelope!
Io guardo te.
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