domenica 22 dicembre 2013

QUESTIONE DI SGUARDI

Al termine di questa avventura ti avrò incontrata, Penelope, e avrò svelato ogni tuo segreto. Il viaggio nei panni di questa nuova me è incerto e nebuloso. La tua presenza costante e discreta mi da’ una direzione. Sei l’incontro per eccellenza.

Il tuo è stato quello con Ulisse.

Il mio quello con te.

In questa avventura mi faccio guidare dai segni. La vita stessa è una creazione costante e le tracce che incontro sulla via costituiscono l’aiuto, il suggerimento che ho imparato ad ascoltare. Anche per scrivere questi brevi pezzi  mi sintonizzo sulle “imbeccate” di giornata.

Oggi alla radio ho ascoltato per la prima volta “L’infinito” di Battiato. Mi ha talmente coinvolto il refrain “è in certi sguardi che si vede l’infinito” che ho voluto vederci un’indicazione per questo mio breve post.

Questa volta, allora, è una questione di sguardi.

Ci si guarda per gioco , per ricerca, per necessità. Per trasmettere e ricevere calore, per sancire un patto, per dare corpo a una verità dolorosa o ad un gioioso consenso. Ci si guarda per amarsi o per odiarsi fino al midollo.

Guardami!

E poi ancora le pagine di quel libro, Shantaram, tanto lungo quanto magico, iniziato a leggere in prossimità dei miei quarant'anni. Lo riprendo in mano dopo mesi e la prima frase che leggo è:

“era una donna che suscitava ammirazione e desiderio, ma il messaggio negli occhi e nel portamento era inequivocabile: ogni mancanza di rispetto è a vostro rischio e pericolo."

Quanto ammiro le persone così, ancor più se donne. Per la maggior parte di noi trasmettere il rispetto di sé attraverso un semplice sguardo è frutto di una consapevolezza guadagnata faticosamente mentre, solo per pochi, è questione  di indole fortunata. Ancor più per una donna. Lo sguardo femminile, infatti, è spesso soggetto ad equivoci ed è istintivamente accomunato alla seduzione.  Per cui una donna che sia in grado di guardare senza bisogno di aggiungere altro è, senza dubbio, una donna forte.

Sai cosa ho capito Penelope?

La vera forza risiede nell'assenza del bisogno. Quando smetti di cercare  il consenso altrui a tutti i costi e senti di poter fare a meno di sostegno, approvazione e compagnia  per non stare solo e non sentire il mormorio dei tuoi pensieri, hai svoltato.

Diventi quel genere di persona capace di sostenere ogni genere di sguardo, anche il più scomodo. Come è capitato a me qualche mese addietro:

Scrivo a te donna, madre.
Oggi è accaduto un fatto singolare: mi sono vista con gli occhi tuoi. Non ti conosco personalmente ma questa mattina, quando hai posato il tuo sguardo su di me, ho sentito che quegli occhi mi appartenevano. La donna che ho incontrato oggi e che ho salutato di sfuggita, senza nemmeno scendere dall'auto, potrei essere io tra una quindicina d’anni. L’unico elemento che abbiamo in comune è aver generato un figlio maschio e una figlia femmina. I tuoi sono cresciuti, i miei escono appena ora dal meraviglioso limbo della prima infanzia e si affacciano al pianeta della fanciullezza ………………
Ho percepito la severità della tua occhiata, il peso della tua osservazione materna che ha istintivamente puntato il dito e non ha lasciato spazio. Ti comprendo, sono madre anche io. Non ti giudico.”

Gli occhi sono lo specchio dell’essere.

Dentro il mio cuore serbo un coro di sguardi ed ognuno conserva sfumatura rimasta indelebile dentro di me.

Vorrei essere capace di scrivere pagine capaci di donare ali alla fantasia di chi legge amplificandone ogni sensazione e vorrei che il coro di  sguardi di chi ho incontrato potesse farmi da bussola.

Guardami Penelope!

Io guardo te.




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