domenica 1 dicembre 2013

IL SEGRETO

Un libro è come un cuore. Racchiude un segreto imprescindibile da chi lo scrive.

Qual era il tuo segreto Penelope? Cosa nascondevi nel tuo cuore? Qual è il centro di te che ti ha costretta ad evolvere ed andare oltre? E soprattutto hai mai conosciuto il tuo segreto? Ti è mai stato suggerito in sogno o da qualcuno?

Cerco le risposte rivelatrici del mio “segreto” in ogni dove.

Alterno periodi in cui la mia fame di riscontri non trova sosta ad altri, più sereni,  nei quali seguo il corso delle cose e lascio che  esse semplicemente accadano. Entrambe le modalità sono importanti per giungere a quel senso di pienezza che cerco senza sosta.

La contraddizione è in me così come lo scontro tra il sentire e il volere. Dualità di abitudini e comportamenti che riflettono una donna che riordina, poco alla volta, le stanze della sua casa. Ancora terrorizzata dall'ordine, occupo il mio tempo a fare disordine fuori e dentro di me. Faccio e disfo, come te Penelope. Non porto a termine nulla. Se leggo non scrivo e se scrivo non riesco a leggere una parola, esco per non stare sola ma se decido di tentare la strada della solitudine allora chiunque risulta invadente e, ancora, alterno rigore e disciplina a caos e negligenza.

Ci somigliamo sorella Penelope?

Persino le mie letture riflettono la mia vicina distanza dalla verità. Più ho fame di conoscenza e più mi tuffo nei saggi,  a metà tra il filosofico e lo psicologico, mentre, nei periodi più fatalisti, mi concedo i romanzi, le storie di altri, anche se mai troppo lontane da me. Sono prudente con la fantasia.

E tu, cosa immaginavi mentre lui era lontano? Non temevi di eccedere immaginando? Non avevi terrore di perderti nella finzione di un'idea?

Trovo difficile mettere distanza tra me e me eppure l’evasione, reale o immaginaria, è preziosa per trovare risposte. Andare e restare; restare o andare. Mi allontano provando a leggere un capolavoro come SHANTARAM di G. D. Roberts, senza riuscirci. Non trovo appigli in me per procedere oltre. Sono ferma alla centocinquantesima pagina. Mi avvicino consolandomi tra le pagine di Hellinger, la Norwood e mille altri piuttosto che le scrittrici nostrane. Loro mi rassicurano, partono da parametri che percepisco famigliari. In qualche modo mi confortano.

Un libro su tutti mi accompagna in questi anni.

DISTACCHI di J. Viorst giace incessantemente sul mio comodino ed è l’incomodo e fastidioso simbolo del mio segreto.

Tu ne sai qualcosa sorella amica.

Il libro inizia con un capitolo sull'alto costo della separatezza fisica e psichica dalla madre per poi procedere con l’analisi delle “perdite necessarie” che servono per evolvere e trovare dell’altro.

"Una crescita sana comporta la capacità di abbandonare” ripete l'autrice come un incalzante leitmotiv.

Io ho abbandonato e sono stata abbandonata nella mia vita. Questa è la resa dei conti.

Tu ,Penelope, hai avuto la tua?



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