giovedì 14 novembre 2013

“Nel sogno, lei era incinta: gonfia di cose da dare che appartengono a lei, solo a lei e non all'uomo che le pone la mano sul  ventre e sorride quasi a sancire il suo diritto paterno. Lei conosce la verità: quell'uomo  la scalda con il suo sorriso e con la sua mano ma non è il padre del figlio che preme violentemente per venire al mondo. Quel figlio deve nascere.È giunta l'ora. Il suo arrivo permetterà a lei di rinascere e scoppiare di vita. Devo passare il guado del sentirmi spersa, sola, senza appigli, senza completezza data dagli altri, dai figli, da un uomo. Io posso bastare. Mi posso bastare. Devo sapere che è possibile non precipitare nel vuoto che tutto ingloba e tutto divora. Resto in questa immagine. Resto con un gamba alzata. L’altra riva del fiume è lì, pronta ad accogliere il mio arrivo”.

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