lunedì 7 luglio 2014

RESTA E BASTA

Davanti a questa pagina bianca mi si aprono infinite possibilità.

E’ come l’inizio di una nuova giornata da vivere o l’incognita di un bambino che non conosce nulla della vita e procede per capitomboli e meravigliose sorprese. Mille strade si aprono e altrettante si chiudono quando scegliamo una cosa piuttosto che un’altra: vorrei avere le giornate di quarantotto ore e una vita di mille anni per non dover rinunciare a nulla ma è un comportamento ingordo che mal si accompagna alla semplicità e linearità alle quali anelo. O forse no?

Infondo è il desiderio di una vita piena che muove i miei passi e le mie ricerche. Devo solo comprendere dove dirigere le vele e cosa eliminare da questo piatto di dolci tutti così invitanti.

Tutto Penelope, vorrei tutto. Sono come una bambina affamata di vita e conoscenza, di relazioni e sperimentazione. Siamo sempre lì. C’è un vuoto da riempire o è semplicemente energia vitale che sgorga e non dona pace?

Quando ero giovane, anzi più giovane, ero cauta, mesta, paurosa di tutto ciò che era sconosciuto o imprevisto. Oggi sono a caccia di novità ed emozioni impreviste e possibilmente forti. Vietato il basso profilo, mi rattrista.

Ieri, oggi, l’altra donna, questa donna.

La donna di ieri si è vanificata dietro l’angolo del dolore, l’unico che, se veramente vissuto e riconosciuto, permette di “toccare il fondo” per poi rialzarsi. Eppure resto sempre con questa impotente certezza di  non aver compreso  nulla, di non essere arrivata ancora in nessun porto sicuro e di saper dare la minima parte di quanto potrei.

Cerco, scavo, indago ma la sola cosa che mi nego è, probabilmente, quella più importante. Restare. Ferma.

Se fosse questa la scelta, mai fatta fino in fondo, in grado di aprirmi l’orizzonte  a cui aspiro?

Ieri durante un lungo viaggio in treno, un giornale femminile di media qualità mi ha suggerito l’idea del meditare facendo attenzione al qui ed ora. Anche un libro letto ha già solleticato la mia curiosità in merito. In fondo, restare non è altro che questo: porre attenzione ad ogni minimo dettaglio, gustandolo fino in fondo e con piacere come quando da piccola, in estate, masticavo la  caramella della sera appollaiata sull’ultimo gradino delle scale della casa di campagna della nonna in estatico godimento.

Ecco Penelope, voglio fermarmi un po’ sul quel gradino e provare a gustare ciò che c’è. La mia amica di sempre cerca di farlo dal suo terrazzo davanti al mare di Alghero ed io, nell'attesa di raggiungerla, cerco di farlo da qui, dal mio terrazzo cittadino la sera all'imbrunire quando ogni luce inizia a spegnersi e il silenzio s’impadronisce di ogni cosa.

I momenti di compagnia con nessun altro se non se stessi sono, a tratti, ancora difficili ma rigeneranti. Come l'arte: immediata ma, allo stesso tempo, complessa da cogliere in ogni sua sfumatura. E allora voglio concedermi del tempo per guardare alla mia esistenza così come  è ed  osservarla come si fa davanti ad un dipinto o una scultura. Ciò che creerà movimento e danza dentro la mia anima saranno le diverse angolazioni da cui  mi posizionerò ad osservare.

Sarà da un terrazzo, in mezzo ad una folla di persone, al limite di uno strapiombo o sotto l’acqua del mare che resterò e osserverò facendomi chiamare per nome. E basta.

Tu Penelope hai il mare davanti. Usalo, guardalo, odoralo, immergiti in esso e parlagli come se fosse un bimbo che sta per nascere o un fiore che sta per sbocciare. Attendo di sapere come è andata e cosa ti è stato suggerito dalla sua voce rigenerante.

Questa era una pagina bianca ed ora è una pagina scritta in cui si susseguono pensieri e propositi che prendono forma e consistenza, dai quali mi libero per far spazio ad altre pagine bianche da scrivere e dipingere in libertà.




Nessun commento:

Posta un commento