Davanti
a questa pagina bianca mi si aprono infinite possibilità.
E’
come l’inizio di una nuova giornata da vivere o l’incognita di un bambino che
non conosce nulla della vita e procede per capitomboli e meravigliose sorprese.
Mille strade si aprono e altrettante si chiudono quando scegliamo una cosa
piuttosto che un’altra: vorrei avere le giornate di quarantotto ore e una vita
di mille anni per non dover rinunciare a nulla ma è un comportamento ingordo
che mal si accompagna alla semplicità e linearità alle quali anelo. O forse no?
Infondo
è il desiderio di una vita piena che muove i miei passi e le mie ricerche. Devo
solo comprendere dove dirigere le vele e cosa eliminare da questo piatto di
dolci tutti così invitanti.
Tutto
Penelope, vorrei tutto. Sono come una bambina affamata di vita e conoscenza, di
relazioni e sperimentazione. Siamo sempre lì. C’è un vuoto da riempire o è
semplicemente energia vitale che sgorga e non dona pace?
Quando
ero giovane, anzi più giovane, ero cauta, mesta, paurosa di tutto ciò che era
sconosciuto o imprevisto. Oggi sono a caccia di novità ed emozioni impreviste e
possibilmente forti. Vietato il basso profilo, mi rattrista.
Ieri,
oggi, l’altra donna, questa donna.
La
donna di ieri si è vanificata dietro l’angolo del dolore, l’unico che, se
veramente vissuto e riconosciuto, permette di “toccare il fondo” per poi
rialzarsi. Eppure resto sempre con questa impotente certezza di non aver compreso nulla, di non essere arrivata ancora in
nessun porto sicuro e di saper dare la minima parte di quanto potrei.
Cerco,
scavo, indago ma la sola cosa che mi nego è, probabilmente, quella più
importante. Restare. Ferma.
Se
fosse questa la scelta, mai fatta fino in fondo, in grado di aprirmi l’orizzonte a cui aspiro?
Ieri
durante un lungo viaggio in treno, un giornale femminile di media qualità mi ha
suggerito l’idea del meditare facendo attenzione al qui ed ora. Anche un libro
letto ha già solleticato la mia curiosità in merito. In fondo, restare non è
altro che questo: porre attenzione ad ogni minimo dettaglio, gustandolo fino in
fondo e con piacere come quando da piccola, in estate, masticavo la caramella della sera appollaiata sull’ultimo
gradino delle scale della casa di campagna della nonna in estatico godimento.
Ecco
Penelope, voglio fermarmi un po’ sul quel gradino e provare a gustare ciò che
c’è. La mia amica di sempre cerca di farlo dal suo terrazzo davanti al mare di
Alghero ed io, nell'attesa di raggiungerla, cerco di farlo da qui, dal mio
terrazzo cittadino la sera all'imbrunire quando ogni luce inizia a spegnersi e
il silenzio s’impadronisce di ogni cosa.
I
momenti di compagnia con nessun altro se non se stessi sono, a tratti, ancora difficili
ma rigeneranti. Come l'arte: immediata ma, allo stesso tempo, complessa da
cogliere in ogni sua sfumatura. E allora voglio concedermi del tempo per
guardare alla mia esistenza così come è
ed osservarla come si fa davanti ad un
dipinto o una scultura. Ciò che creerà movimento e danza dentro la mia anima
saranno le diverse angolazioni da cui mi
posizionerò ad osservare.
Sarà
da un terrazzo, in mezzo ad una folla di persone, al limite di uno strapiombo o
sotto l’acqua del mare che resterò e osserverò facendomi chiamare per nome. E
basta.
Tu
Penelope hai il mare davanti. Usalo, guardalo, odoralo, immergiti in esso e
parlagli come se fosse un bimbo che sta per nascere o un fiore che sta per
sbocciare. Attendo di sapere come è andata e cosa ti è stato suggerito dalla
sua voce rigenerante.
Questa
era una pagina bianca ed ora è una pagina scritta in cui si susseguono pensieri e
propositi che prendono forma e consistenza, dai quali mi libero per far spazio
ad altre pagine bianche da scrivere e dipingere in libertà.
Nessun commento:
Posta un commento