domenica 13 luglio 2014

COSE DA FILM

Il mare, Penelope, ne parliamo da quando siamo approdate in queste pagine sospese nel tempo.

Ho un bisogno viscerale del suo profumo che apre i polmoni e della brezza che spazza via tutto ciò che si è accumulato durante l’anno e che ora, a fili tirati, ingombra ed è davvero di troppo.

Anche quest’anno non mancherà l’appuntamento con lui, o meglio, con lei, questa madre immensa dalla forza rigenerante nella quale m’immergo con l’illusione di una fusione totale che ricorda qualcosa di molto antico e primordiale. Gioisco all'idea di andarci con i miei figli e di tornarci anche senza loro.

Scrivo queste parole con una musica di pianoforte in sottofondo e sto pensando che la vita dovrebbe essere vissuta ogni giorno così, con il mare davanti e una musica bellissima a fare da  controcanto a tutto ciò che accade. Ogni volta che la strada si fa dura non dovremmo smettere di guardare a quella distesa d’acqua immensa, alzare lo sguardo al cielo e  sentire la musica che risuona dentro unendo le persone in un’unica grande storia. L’opera sublime della vita.

L’altro pomeriggio ero con un caro amico a fare un giro in fuoristrada nei boschi, il vento nei capelli e il sole addosso. Ho alzato lo sguardo al cielo rendendomi conto improvvisamente di quanto poco sia avvezza a compiere questo gesto. Ho guardato il cielo azzurro, la sommità di quegli alberi maestosi che facevano a gara per nasconderlo e mi sono commossa; quella visione ha toccato le corde di una piccola me accovacciata sulle gambe della mamma mentre se ne stava distesa sulla sabbia calda di agosto. Ho lasciato andare le libere associazioni e i ricordi che mi hanno tolto il fiato ricordandomi di essere ancora  figlia oltre che madre.

Su lo sguardo Penelope!

Alzare lo sguardo al cielo cambia le prospettive, rende la realtà  più sopportabile e permette, in rare e fortunate occasioni di connessione con l’inconscio, di far pace con alcune parti di un passato lontanissimo e solo apparentemente dimenticato.

Tutte le forze dell’Universo in questi giorni si attivano per ricordarmi di ricordare: “Salva i ricordi” urlano, “salva le parti belle e fai pace con quelle che fanno ancora male”. Quando avverti queste sinergie rivolte verso te, non ci si può girare dall'altra parte Penelope; è doveroso restare e farsi avvolgere dalle musiche, dai profumi e dai colori della memoria, senza fiatare e soprattutto evitando di esercitare il minimo controllo.

 Scrivo finalmente, amica dolcissima.

Provo a scrivere una storia che ha il sapore di me. Tento di salvare, scandaglio il brutto per far venire alla luce il bello: potere dell’arte maieutica della scrittura di “pancia”, come dice la mia amica artista. La vicenda, in realtà, si scrive da sola lasciando andare la mente delle reminiscenze e cessando di omettere ciò che è sconveniente: l’autenticità di ciò che è stato è la sola in grado di salvare il bello e quindi riabilitare la mia persona. Non anelo più al risarcimento ma alla riabilitazione davanti a me stessa. C’è una notevole differenza.

C’è la libertà in quella terra di mezzo.

Le vicende umane sono complesse, le drammatizzazioni possibili sono infinite e i punti di vista sono altrettanto variegati. Passa il tempo e improvvisamente ti accorgi che la storia è fatta di un numero illimitato di verità;  quella che un tempo credevi fosse l’unica, oggi, è solo una di tutte quelle possibili.

È doloroso ripercorrere certi sentieri ed oggi mi accorgo che se avessi avuto le calzature adatte mi sarei scorticata di meno i piedi, le mani  e soprattutto il cuore ma non sarei mai, e poi mai, approdata in questo porto di “tentata pacificazione” che oggi si traduce in forza vitale.

Chi si protegge non evolve e non può giungere in quel luogo in cui è davvero possibile salvare qualcosa e riappropriarsi della propria vita in piena libertà. Le mani devono sporcarsi, il cuore sanguinare e il fondo va raggiunto con un incredibile contraccolpo al culo.

Solo in seguito si rialza il capo. E dopo altrettanto tempo, lo sguardo può essere finalmente rivolto al cielo.

Oggi  voglio alzare gli occhi a quel cielo Penelope e soprattutto, certa che il cammino sarà ancora impervio, desidero continuare a scrivere con questa meravigliosa musica di sottofondo.


Con lei ogni parola, anche la più stupida, ha il sapore sublime di  “una di quelle meravigliose cose da film!”




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