Il mare, Penelope, ne parliamo da
quando siamo approdate in queste pagine sospese nel tempo.
Ho un bisogno viscerale del suo profumo che
apre i polmoni e della brezza che spazza via tutto ciò che si è accumulato
durante l’anno e che ora, a fili tirati, ingombra ed è davvero di troppo.
Anche quest’anno non mancherà l’appuntamento
con lui, o meglio, con lei, questa madre immensa dalla forza rigenerante nella
quale m’immergo con l’illusione di una fusione totale che ricorda qualcosa di
molto antico e primordiale. Gioisco all'idea di andarci con i miei figli e di
tornarci anche senza loro.
Scrivo queste parole con una
musica di pianoforte in sottofondo e sto pensando che la vita dovrebbe essere
vissuta ogni giorno così, con il mare davanti e una musica bellissima a fare da
controcanto a tutto ciò che accade. Ogni
volta che la strada si fa dura non dovremmo smettere di guardare a quella
distesa d’acqua immensa, alzare lo sguardo al cielo e sentire la musica che risuona dentro unendo le
persone in un’unica grande storia. L’opera sublime della vita.
L’altro pomeriggio ero con un
caro amico a fare un giro in fuoristrada nei boschi, il vento nei capelli e il
sole addosso. Ho alzato lo sguardo al cielo rendendomi conto improvvisamente di
quanto poco sia avvezza a compiere questo gesto. Ho guardato il cielo azzurro,
la sommità di quegli alberi maestosi che facevano a gara per nasconderlo e mi
sono commossa; quella visione ha toccato le corde di una piccola me accovacciata
sulle gambe della mamma mentre se ne stava distesa sulla sabbia calda di agosto.
Ho lasciato andare le libere associazioni e i ricordi che mi hanno tolto il
fiato ricordandomi di essere ancora figlia oltre che madre.
Su lo sguardo Penelope!
Alzare lo sguardo al cielo cambia
le prospettive, rende la realtà più
sopportabile e permette, in rare e fortunate occasioni di connessione con l’inconscio,
di far pace con alcune parti di un passato lontanissimo e solo apparentemente
dimenticato.
Tutte le forze dell’Universo in
questi giorni si attivano per ricordarmi di ricordare: “Salva i ricordi” urlano,
“salva le parti belle e fai pace con quelle che fanno ancora male”. Quando
avverti queste sinergie rivolte verso te, non ci si può girare dall'altra parte
Penelope; è doveroso restare e farsi avvolgere dalle musiche, dai profumi e dai
colori della memoria, senza fiatare e soprattutto evitando di esercitare il
minimo controllo.
Scrivo finalmente,
amica dolcissima.
Provo a scrivere una storia che ha il sapore
di me. Tento di salvare, scandaglio il brutto per far venire alla luce il
bello: potere dell’arte maieutica della scrittura di “pancia”, come dice la mia
amica artista. La vicenda, in realtà, si scrive da sola lasciando andare la mente delle reminiscenze
e cessando di omettere ciò che è sconveniente: l’autenticità di ciò che è stato
è la sola in grado di salvare il bello e quindi riabilitare la mia persona.
Non anelo più al risarcimento ma alla riabilitazione davanti a me stessa. C’è una notevole
differenza.
C’è la libertà in quella terra di
mezzo.
Le vicende umane sono complesse, le drammatizzazioni
possibili sono infinite e i punti di vista sono altrettanto variegati. Passa il tempo e improvvisamente ti accorgi che la storia è fatta di
un numero illimitato di verità; quella
che un tempo credevi fosse l’unica, oggi, è solo una di tutte quelle possibili.
È doloroso ripercorrere certi sentieri ed oggi mi accorgo
che se avessi avuto le calzature adatte mi sarei scorticata di meno i piedi, le
mani e soprattutto il cuore ma non sarei
mai, e poi mai, approdata in questo porto di “tentata pacificazione” che oggi
si traduce in forza vitale.
Chi si protegge non
evolve e non può giungere in quel luogo in cui è davvero possibile salvare
qualcosa e riappropriarsi della propria vita in piena libertà. Le mani devono
sporcarsi, il cuore sanguinare e il fondo va raggiunto con un incredibile
contraccolpo al culo.
Solo in seguito si rialza il capo. E dopo altrettanto tempo,
lo sguardo può essere finalmente rivolto al cielo.
Oggi voglio alzare
gli occhi a quel cielo Penelope e soprattutto, certa che il cammino sarà ancora
impervio, desidero continuare a scrivere con questa meravigliosa musica di
sottofondo.
Con lei ogni parola, anche la più stupida, ha il sapore
sublime di “una di quelle meravigliose cose da film!”
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