lunedì 19 maggio 2014

IL TACCO AIUTA!

Penelope quanto è varia questa nostra umanità.

In questa fase della mia vita sono aperta al nuovo, all'inconsueto, al diverso da me: sono una bambina alla scoperta del mondo, un raggio di sole che illumina ad intermittenza colori sgargianti e figure inconsuete, un’anima che apre il dialogo tra nature provenienti da pianeti opposti.  Adoro unire e legare le storie delle persone, mischiarle tra loro ed assistere a ciò che ne viene fuori: osservo gli attori, li studio e ne colgo sfumature e fragilità. Questa azione aggregante dona linfa al mio egocentrismo e al mio spirito di condivisione. Un po’ demiurgo, un po’ animatrice sociale.

Chiunque, sradicato dalla propria consuetudine o dal proprio ambiente e posto a contatto con persone nuove e diverse, racconta di sé molto più che se lasciato a giacere comodamente nella propria culla. Siamo sempre lì: usciamo dal comfort e conosceremo la nostra vera natura.

Uscire da se stessi non significa solo frequentare ambienti diversi o imbattersi in nuove occupazioni: uscire da sé equivale anche sradicare le abitudini, sperimentare nuove dinamiche di pensiero o comunicazione, adottare strategie di sopravvivenza nel caso non lo si fosse mai fatto o, viceversa, decidere di non volersi affatto difendere. Le modalità per giungere al centro di nuove consapevolezze o modi di essere sono svariate. Nulla si decide a tavolino se si apprende l’arte dell’ascolto di sé: ogni nuovo movimento sgorgherà naturalmente da noi con un impeto tale da non poter essere ignorato.

La consapevolezza della mente ti conduce negli archivi della vita, là dove la sapienza è ben catalogata e suddivisa in faldoni: basta attingere a quello giusto. Sto comprendendo che ci sono luoghi dentro di noi, o poco al di sopra, in cui le risposte sono chiaramente scritte. Basta volerle leggere e decifrare.

Per anni, Penelope, ho cercato le risposte fuori da me. Le cercavo in mille luoghi incredibili e mutanti, primo fra tutti, gli occhi degli altri. Tu non le hai mai cercate negli occhi di Ulisse? Io l’ho fatto per molto tempo riducendomi a pensare che l’unico cervello pensante sulla terra fosse il suo. Non commettere lo stesso errore amica! L’amore per lui non c’entra nulla in questo discorso. Ciò che conta è il rispetto e la stima che  nutri per te stessa.

Che pazzia quella di riporre in altri domande e risposte senza passare dal via: tu sei la sola partenza e l’unico traguardo. L’altro può solo decidere di correrti a fianco ma le gambe su cui contare sono le tue. Ecco perché oggi adoro correre: posso fare affidamento solo sulle mie gambe e sul mio fiato.

Interroghi quell'archivio fatto della materia stessa del tuo essere e dell’essenza del mondo, raggiungi con la mente i luoghi desolati dell’inconscio e ti metti in ascolto.

Ascoltarsi amica mia è come ascoltare il mare, tu sai cosa significa.

Ti vedo assorta, affacciata alla tua finestra intenta ad interrogare quell'immensità d’acqua inquieta di fronte a te, chiedi e attendi pacifica una risposta che è già dentro di te. Se così non fosse stato, vent'anni di attesa sarebbero stati insopportabili, inaccettabili. Tu sapevi in cuor tuo e sei andata avanti costruendo la tua esistenza attorno a quella certezza.

Quanto invidio la tua fede.

Non so se la tua è stata davvero vita o l’appendersi ad una speranza; in ogni caso la spirale dell'attesa si è chiusa e a quel punto hai ricominciato a respirare.

Ogni giorno anche io nasco e muoio attaccata alle mie convinzioni e al frutto del mio ascolto, talvolta ingannevole. Rinasco in mille modi, partendo dal profondo e arrivando fino su in superficie o viceversa: le direzioni sono interscambiabili, l’importante è percorrere le strade nella loro interezza.

Sai oggi da dove riparto? Da un tacco dodici infilato sotto i jeans con finta nonchalance per andare in ufficio.

Wow! Che frivolezza, dirai tu.

Neanche un po’ per una che sempre creduto di sembrare ridicola mostrando una femminilità troppo accentuata e che ha temuto di mostrare il lato aggressivo e potente di sé soprattutto all'universo maschile. “Se sono troppo forte ti perdo” ho sempre pensato.

Il tacco alto ha infinite valenze per una donna: oggi per me ha quella del potere dell’affermazione della verità, dell’andare contro, se necessario, anche a costo del conflitto e della perdita.


Con quei tacchi rinasco stamattina, un po’ più stronza, sicuramente più sola, ma vestita della vera me.





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