Penelope quanto è varia questa
nostra umanità.
In questa fase della mia vita
sono aperta al nuovo, all'inconsueto, al diverso da me: sono una bambina alla
scoperta del mondo, un raggio di sole che illumina ad intermittenza colori
sgargianti e figure inconsuete, un’anima che apre il dialogo tra nature provenienti
da pianeti opposti. Adoro unire e legare
le storie delle persone, mischiarle tra loro ed assistere a ciò che ne viene
fuori: osservo gli attori, li studio e ne colgo sfumature e fragilità. Questa
azione aggregante dona linfa al mio egocentrismo e al mio spirito di
condivisione. Un po’ demiurgo, un po’ animatrice sociale.
Chiunque, sradicato dalla propria
consuetudine o dal proprio ambiente e posto a contatto con persone nuove e
diverse, racconta di sé molto più che se lasciato a giacere comodamente nella
propria culla. Siamo sempre lì: usciamo dal comfort e conosceremo la nostra
vera natura.
Uscire da se stessi non significa
solo frequentare ambienti diversi o imbattersi in nuove occupazioni: uscire da
sé equivale anche sradicare le abitudini, sperimentare nuove dinamiche di pensiero o
comunicazione, adottare strategie di sopravvivenza nel caso non lo si fosse mai
fatto o, viceversa, decidere di non volersi affatto difendere. Le modalità per
giungere al centro di nuove consapevolezze o modi di essere sono svariate.
Nulla si decide a tavolino se si apprende l’arte dell’ascolto di sé: ogni nuovo
movimento sgorgherà naturalmente da noi con un impeto tale da non poter essere
ignorato.
La consapevolezza della mente ti
conduce negli archivi della vita, là dove la sapienza è ben catalogata e
suddivisa in faldoni: basta attingere a quello giusto. Sto comprendendo che ci
sono luoghi dentro di noi, o poco al di sopra, in cui le risposte sono
chiaramente scritte. Basta volerle leggere e decifrare.
Per anni, Penelope, ho cercato le
risposte fuori da me. Le cercavo in mille luoghi incredibili e mutanti, primo
fra tutti, gli occhi degli altri. Tu non le hai mai cercate negli occhi di
Ulisse? Io l’ho fatto per molto tempo riducendomi a pensare che l’unico
cervello pensante sulla terra fosse il suo. Non commettere lo stesso errore
amica! L’amore per lui non c’entra nulla in questo discorso. Ciò che conta è il
rispetto e la stima che nutri per te
stessa.
Che pazzia quella di riporre in
altri domande e risposte senza passare dal via: tu sei la sola partenza e
l’unico traguardo. L’altro può solo decidere di correrti a fianco ma le gambe
su cui contare sono le tue. Ecco perché oggi adoro correre: posso fare
affidamento solo sulle mie gambe e sul mio fiato.
Interroghi quell'archivio fatto
della materia stessa del tuo essere e dell’essenza del mondo, raggiungi con la
mente i luoghi desolati dell’inconscio e ti metti in ascolto.
Ascoltarsi amica mia è come
ascoltare il mare, tu sai cosa significa.
Ti vedo assorta, affacciata alla
tua finestra intenta ad interrogare quell'immensità d’acqua inquieta di fronte
a te, chiedi e attendi pacifica una risposta che è già dentro di te. Se così
non fosse stato, vent'anni di attesa sarebbero stati insopportabili,
inaccettabili. Tu sapevi in cuor tuo e sei andata avanti costruendo la tua
esistenza attorno a quella certezza.
Quanto invidio la tua fede.
Non so se la tua è stata davvero
vita o l’appendersi ad una speranza; in ogni caso la spirale dell'attesa si è chiusa e a
quel punto hai ricominciato a respirare.
Ogni giorno anche io nasco e
muoio attaccata alle mie convinzioni e al frutto del mio ascolto, talvolta
ingannevole. Rinasco in mille modi, partendo dal profondo e arrivando fino su
in superficie o viceversa: le direzioni sono interscambiabili, l’importante è
percorrere le strade nella loro interezza.
Sai oggi da dove riparto? Da un
tacco dodici infilato sotto i jeans con finta nonchalance per andare in ufficio.
Wow! Che frivolezza, dirai tu.
Neanche un po’ per una che sempre
creduto di sembrare ridicola mostrando una femminilità troppo accentuata e che
ha temuto di mostrare il lato aggressivo e potente di sé soprattutto
all'universo maschile. “Se sono troppo forte ti perdo” ho sempre pensato.
Il tacco alto ha infinite valenze
per una donna: oggi per me ha quella del potere dell’affermazione della verità,
dell’andare contro, se necessario, anche a costo del conflitto e della perdita.
Con quei tacchi rinasco
stamattina, un po’ più stronza, sicuramente più sola, ma vestita della vera
me.
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