Chi lavora nel campo dell’arte mi racconta
che l’energia creativa che si sprigiona da un’opera può irrimediabilmente
folgorare chi la guarda. Si crea un contatto tra anime simili, spogliate di
ogni veste e identità. L’opera chiama, attira a se facendo vibrare le corde più
esposte di chi osserva.
Da questo incontro di energie può partire
una storia. Una storia d’amore.
Mi è accaduto con una fotografia di un
artista italiano che ritrae un’imbarcazione al largo dell’arcipelago delle
isole di Mentawi in Indonesia.
L’immagine è semplice. Una barca con a
bordo due persone: l’atmosfera pare leggermente sfocata quasi a voler trasmettere
la sensazione di umidità tipica di quei luoghi. Sulle destra si scorge una
lingua di terra, rassicurante appiglio di certezza in mezzo all'acqua
sconfinata. E’ come se respirassi quell'aria bagnata e pesante, come se fossi
lì tra quei due individui posizionati uno a poppa e uno a prua, armati di un
unico remo a testa. In mezzo a loro si espande uno spazio importante
intervallato da merce indefinibile.
Posso sedermi qui tra voi?
Non proferiscono parola, conducono
lentamente la barca e osservano il paesaggio circostante. Quella è la loro
pausa dal vivere, o viceversa, l’essenza stessa del loro essere al mondo.
Percepiscono la mia presenza senza scomporsi, mi accolgono nel silenzio e in
esso m’invitano a stare. Intorno a noi acqua ed isole, aria pesante ma
avvolgente, nessuna meta o forse troppe.
L’incedere è lento e fluido, i loro occhi
carichi di sapienza e i sorrisi lucenti di consapevolezza. Sono poveri, non
possiedono altro che quell'imbarcazione e loro stessi. Sono una coppia, forse
hanno dei figli ad attenderli o solo degli anziani genitori. Poco importa. Non
parlano, procedono cauti e fiduciosi. Compiono gesti rituali dinnanzi allo
spettacolo della natura e chinano la testa come se fossero costantemente in
preghiera.
Quel sacro silenzio spegne la mia naturale
propensione al dialogo rumoroso. Siedo accanto a loro e mi accomodo tra le loro
anime sapienti di semplicità; il sorriso dei loro volti, solo quello, mi
concede una tale grazia.
Voglio pensare che si amino di un amore
autentico e che il loro posizionamento su quella barca corrisponda
all'equilibrio raggiunto nell'accompagnarsi: “ né troppo lontani né troppo
vicini” ed era Shopenhauer a dirlo!
Credo sia quello il segreto. Esserci
sempre rispettando le giuste distanze e lasciando all'altro la libertà di
essere appunto “altro”. Voglio pensare che abbiano colto il segreto del buon
vivere e che se lo sussurrino all'orecchio la sera prima di addormentarsi,
lasciandosi alle spalle una dura giornata di lavoro. Voglio ancora pensare che quando
la morte li coglierà non saranno impreparati perché il tempo che avevano a
disposizione non è stato gettato via.
Questa coppia mi alleggerisce, mi
rassicura, mi ricolma di serenità e di tutta quella fiducia, che talvolta
smarrisco, nel naturale dispiegarsi delle cose. Il tempo si dilata accanto a
quei due ma non si spreca, l’aria s’inala anche se con apparente fatica e la
meraviglia del mondo penetra in ogni poro cutaneo ampliando gli orizzonti. Questi
ultimi sono illimitati come infinite sono le isole e le lingue di terra che
incessantemente si svelano al mio sguardo.
Questa foto ha attratto me ed io sono
entrata in lei con la naturalezza di un movimento d’aria.
L’aria dell’anima, Penelope.
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