venerdì 4 aprile 2014

POSSO SEDERMI TRA VOI?

Chi lavora nel campo dell’arte mi racconta che l’energia creativa che si sprigiona da un’opera può irrimediabilmente folgorare chi la guarda. Si crea un contatto tra anime simili, spogliate di ogni veste e identità. L’opera chiama, attira a se facendo vibrare le corde più esposte di chi osserva.

Da questo incontro di energie può partire una storia. Una storia d’amore.

Mi è accaduto con una fotografia di un artista italiano che ritrae un’imbarcazione al largo dell’arcipelago delle isole di Mentawi in Indonesia.

L’immagine è semplice. Una barca con a bordo due persone: l’atmosfera pare leggermente sfocata quasi a voler trasmettere la sensazione di umidità tipica di quei luoghi. Sulle destra si scorge una lingua di terra, rassicurante appiglio di certezza in mezzo all'acqua sconfinata. E’ come se respirassi quell'aria bagnata e pesante, come se fossi lì tra quei due individui posizionati uno a poppa e uno a prua, armati di un unico remo a testa. In mezzo a loro si espande uno spazio importante intervallato da merce indefinibile.

Posso sedermi qui tra voi?

Non proferiscono parola, conducono lentamente la barca e osservano il paesaggio circostante. Quella è la loro pausa dal vivere, o viceversa, l’essenza stessa del loro essere al mondo. Percepiscono la mia presenza senza scomporsi, mi accolgono nel silenzio e in esso m’invitano a stare. Intorno a noi acqua ed isole, aria pesante ma avvolgente, nessuna meta o forse troppe.

L’incedere è lento e fluido, i loro occhi carichi di sapienza e i sorrisi lucenti di consapevolezza. Sono poveri, non possiedono altro che quell'imbarcazione e loro stessi. Sono una coppia, forse hanno dei figli ad attenderli o solo degli anziani genitori. Poco importa. Non parlano, procedono cauti e fiduciosi. Compiono gesti rituali dinnanzi allo spettacolo della natura e chinano la testa come se fossero costantemente in preghiera.

Quel sacro silenzio spegne la mia naturale propensione al dialogo rumoroso. Siedo accanto a loro e mi accomodo tra le loro anime sapienti di semplicità; il sorriso dei loro volti, solo quello, mi concede una tale grazia.

Voglio pensare che si amino di un amore autentico e che il loro posizionamento su quella barca corrisponda all'equilibrio raggiunto nell'accompagnarsi: “ né troppo lontani né troppo vicini” ed era Shopenhauer a dirlo! 

Credo sia quello il segreto. Esserci sempre rispettando le giuste distanze e lasciando all'altro la libertà di essere appunto “altro”. Voglio pensare che abbiano colto il segreto del buon vivere e che se lo sussurrino all'orecchio la sera prima di addormentarsi, lasciandosi alle spalle una dura giornata di lavoro. Voglio ancora pensare che quando la morte li coglierà non saranno impreparati perché il tempo che avevano a disposizione non è stato gettato via.

Questa coppia mi alleggerisce, mi rassicura, mi ricolma di serenità e di tutta quella fiducia, che talvolta smarrisco, nel naturale dispiegarsi delle cose. Il tempo si dilata accanto a quei due ma non si spreca, l’aria s’inala anche se con apparente fatica e la meraviglia del mondo penetra in ogni poro cutaneo ampliando gli orizzonti. Questi ultimi sono illimitati come infinite sono le isole e le lingue di terra che incessantemente si svelano al mio sguardo.

Questa foto ha attratto me ed io sono entrata in lei con la naturalezza di un movimento d’aria.

L’aria dell’anima, Penelope.








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