L’altra sera ho visto un film d’amore,
Penelope.
Quella stessa sera, ho fatto un
sogno.
Apparentemente il film e il mio
sogno non hanno nulla in comune ma io li sento legati da quel filo sottile e
resistente che sottende ad ogni cosa, quello che unisce le persone , gli
eventi, le storie di tutti noi.
Tu ne sai molto più di me sull'argomento
fili. Sei la dea della tessitura e dell’incrocio colorato e annodato ma stasera
voglio darti un piccolo aiuto, se me lo concedi.
Ascolta.
Nel mio sogno guidavo un’auto che
saliva su nel cielo blu. Seguivo una strada i cui contorni ogni tanto sparivano
e poi ritornavano netti ma ciò che conta era la salita solitaria verso l’alto.
Leggo in questa imagine una volontà forte di guardare avanti e in questa salita
una cessata smania di controllare lo specchietto retrovisore del passato.
Quello che è stato è stato Penelope!
Inutile guardarsi indietro.
Al termine del mio tragitto
approdo in una enorme piazza circolare, colma di persone brulicanti e a tinte
forti: in lontananza, una serie di facciate di case colorate con colori
pastello, l’uno diverso dall’altro, si apre davanti a me destando la mia
meraviglia. Man mano che procedo verso le facciate, una spessa nebbia s’infittisce
intorno a me velando i bei colori di quanto mi circonda. Ho la mia mano
destra che stringe la mia borsa, nuova e trendy, che tengo sportivamente appoggiata
sulla spalla destra quando, ad un certo punto, una figura maschile alla mia
sinistra mi intima di stare attenta. Una motoretta guidata da due ragazzini si
sta dirigendo verso di me con l’intenzione di strapparmi la borsa di mano. “Attenta
alla borsa!”, urla lui. Li vedo arrivare, rafforzo la presa e loro non riescono
nell'intento.
Solo se mi sento confusa e in
balia degli eventi che annebbiano il mio sentire e la mia consapevolezza
rischio di perdere ciò che ho di più prezioso e bello: l’entusiasmo, la bellezza,
la fiducia nella vita e la forza.
Esattamente come il protagonista
del film, Penelope. Ed ecco che annodo il primo filo bianco e annebbiato.
Avresti dovuto vederlo quest’uomo
solo, affranto dalla fine del suo matrimonio d’amore, incapace di accettare
questa triste realtà e offuscato dall'apatia, dalla tristezza e quella
terribile la sensazione di vuoto che avrai provato anche tu, sorella, almeno
una volta nella vita. Un uomo nella nebbia della solitudine. Anche lui.
E’ giunto il momento di annodare
il secondo filo. Quello rosso. Il filo della forza.
Nel sogno la forza mi viene da
dentro: percepisco chiaramente la presa vigorosa della mia mano e il muscolo
del mio braccio che impediscono alla borsa di volare via assieme a quei due
ladruncoli. La mia è una forza che mi viene intimata ma che possiedo dentro,
come un riflesso immediato. Io so da dove viene Penelope, lo sai anche tu. Per esperienza comune, il cammino per raggiungerla è
stato arduo e colmo di scivoloni.
Nel film il nostro uomo usa invece
la forza dell’amore per tornare ai suoi colori e uscire dalla foschia cieca
dell’apatia. S’innamora della voce suadente e roca di un sistema operativo: un amore
impossibile il suo, perché non concretamente vivibile, eppure con tutti i
connotati e le tappe dell’amore vero, compreso l'abbandono. Lui ritrova
la forza di riaprirsi alla vita reale
solo dopo aver sperimentato nuovamente un sentimento totalizzante e puro mentre
nel mio sogno, solo dopo aver sventato il furto, la nebbia si dissolve, tornano i
colori della scena iniziale ed io riparto per il mio viaggio intimamente
contenta e fiera di me stessa.
I parallelismi nelle storie sono
infiniti e debordanti come lo sono i confini delle esperienze. Tutti viviamo e sperimentiamo
cose e sentimenti in mille modi differenti annodando e snodando continuamente i
fili della realtà e della fantasia.
Il mondo tangibile e quello
inconscio si toccano, si contaminano e creano continuità e vincoli ineluttabili
tra gli esseri viventi.
Un’immagine che ci colpisce può essere la
rappresentazione onirica di chi l’ha dipinta o scattata così come una parola
che ripetiamo incessantemente può rappresentare una forte spinta decisionale
per chi ci ascolta casualmente o, ancora, un’idea prende forma solo in seguito
a certi incontri a cui ci si apre con amore.
Vita, sogno, arte, realtà,
inconscio, amore. Questi sono i fili. Infinite le sfumature dei colori.
Usali con maestria e con gusto,
mia dea.
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