venerdì 19 dicembre 2014

INTERMEZZO NATALIZIO

Penelope, nulla da fare!

In questo periodo dell’anno sono facile preda di mille grovigli malinconici, le parole non  “vengono facili” e anche il dialogo con te ne risente, stenta a trovare la sua direzione. Ho provato ad immaginare un modo nuovo di vivere questo Natale svincolandomi idealmente da impegni e formalità che percepisco sempre più artefatti.

Ho immaginato te, me, Ulisse e pochi altri commensali stretti intorno ad un tavolo, immersi in una calda atmosfera e accompagnati  da una dolce musica di sottofondo, intenti a sorseggiare  ottimo vino e gustare buon cibo. Mi sono chiesta con chi avrei condiviso volentieri quel tavolo la sera di Natale. Chi renderebbe davvero magica la sera che, per tradizione, è già la più incantata dell’anno? La stessa in cui tredici anni fa nasceva il mio primo figlio. E pensare che quando ero una ragazzina ho sempre fantasticato sull'eventualità di diventare madre nei giorni intorno al Natale e così è stato, come fosse scritto. 

Partorire la sera della vigilia è stata l’esperienza più straordinaria e colma d’incanto che si possa immaginare. L'emozione di quel ricordo mi stordisce ancora.

Vorrei mio figlio a quel tavolo, con tutta la sua acerba mascolinità in divenire  e, accanto a lui, la mia giovane bambina dagli occhi color del cielo che si sta aprendo con dolcezza inconsapevole al suo essere donna.

Lei splende. Lui scalpita.

Vorrei  te Penelope, mia ancella, confidente amata ed odiata, alter ego da esplorare, combattere e da cui trarre prodigioso esempio per caparbietà, fede e capacità di amore. Ti amo e ti odio, bellezza di tutti mari, perché in te rivedo una parte di me che è stata e non è più ma che mai rinnegherò: senza tutti i pezzi passati non saremmo mai chi siamo oggi e , come dice il grande A. Einstein “La vita non ti da le persone che vuoi, ti da le persone di cui hai bisogno: per amarti, per odiarti, per formarti, per distruggerti e per renderti la persona che era destino che fossi”. 

Ecco Penelope, alla tua vita mi sono ispirata, alla tua scuola di ricamo e tessitura mi sono formata per creare, distruggere e poi ricostruire ancora e con fatica la donna che sono ora.  Il disegno che ne fuoriesce è ricco di punti da riprendere e imperfezioni da appianare ma, nel suo insieme, è armonioso e piacevole alla vista e al tatto, profuma di pulito e bruciato insieme. Da te ho imparato che  i fili superflui  vanno tagliati e riannodati al fine di rendere l’immagine compatta e i colori più vividi, anche se  disfarsi di alcune parti crea sempre un po’ di dolore. I fili che getti alle fiamme sono quelli che  purificheranno l’aria trasformandola in nuova energia.

Con te e da te ho imparato che l’amore non è solo mancanza bensì non- attaccamento e, soprattutto, tempo; è lasciare libero l’altro abdicando ad ogni mania di controllo.

A tale proposito, parlo a te Ulisse, altro prezioso commensale alla mia tavolata natalizia, questa inconsueta donna, oltre ad aver compreso che tu non le appartenevi come una mera proprietà, ti ha regalato il suo tempo, un tempo infinito nel quale tu, incallito viaggiatore, hai sperimentato la libertà in tutte le sue forme. Non dimenticarlo mai Ulisse. Sei stato libero, giorno dopo giorno per venti lunghi anni, oggi, domani, ANCORA domani e l’indomani seguente, ANCORA. Il grande Lacan, psicoanalista e filosofo francese dei primi del Novecento, riconosce nella parola ANCORA, la parola dell’amore perché racchiude in sé quel desiderio di ripetizione eterna proprio delle anime che “inciampano per caso”  l’una nella vita dell’altra dando vita ad un incontro d’amore. Ancora i baci, ancora le carezze, ancora gli abbracci che curano, ancorale parole, ancora le notti insieme, ancora i risvegli, ancora, ancora…

Sei un uomo arguto e saggio: hai mantenuto vivo il  ricordo di lei, nonostante la tua fuga travestita da eroismo, e l’hai amata anche da lontano. Per tornare da lei e tuo figlio, hai rinunciato a diventare immortale. Hai detto no a mille ANCORA possibili e hai fatto finalmente ritorno. Anche questo, in tutta la sua imperfezione, è amore.

In pochi hanno l'occasione e il dono di vivere certi miracoli. Tu l’hai avuta con lei ed io, a quel tavolo, non potrei desiderare compagnia migliore: i protagonisti, fallibili e bellissimi, di un prodigio d’amore, simbolo di mille altri. Sono certa che i miei occhi sarebbero avidi, le mie domande inopportune e la poesia che scaturirebbe dai vostri racconti, eccelsa.

A quel tavolo vorrei ancora mia madre e mio padre, finalmente ritrovati nel mio cammino di pacificazione e gli amici, quelli veri, quelli che restano anche quando trabocchi di felicità e vivono con autentica empatia ogni passo del cammino senza lasciare mai il campo.

Gli incontri, cara Penelope, sono la ricchezza del nostro vivere, essi racchiudono sempre un segreto, sono strade possibili, deflagrazioni dell’anima o della mente e, in certi casi, veri scoppi del cuore. Quando un incontro mette in contatto tutte queste parti l’una con l’altra, siamo in presenza di un evento colmo di grazia, un accidente soprannaturale per cui non è possibile esimersi dal ringraziare.

Al convivio natalizio non mancherà un pensiero per tutti gli ANCORA,  i GRAZIE,  i prodigi, gli occhi, gli abbracci, le parole raccolte in questa mia navigazione.

Aggiungo un posto alla mia tavola per ognuno di loro e per te che sei lì, sulla soglia della porta, e ti guardi intorno timoroso di allungare il passo; per te che hai tradito il nostro patto e non trovi pace;  per te che preferisci il silenzio alla verità;  per te che soffri delle tue ossessioni ma che hai saputo rivoltare la tua anima; per te che non sai scegliere; per te che soffri per la morte di un padre mancato; per te che non smetti di inseguire false illusioni;  per te che hai soffocato l’indicibile per anni e anni; per te che baci tutti; per te che non vedi l’ora di diventare madre; per te che non sai da che parte ripartire e hai smesso di amarti; per te che ti sei trasformato da canna in balìa dei venti in salda roccia ;  per te che hai combattuto la malattia a testa alta e poi per te che ti prendi cura di tutti tranne che del tuo cuore; lo aggiungo per te che ci sei e non ci sei e per te che corri fiducioso incontro ad un futuro incerto e ricco di salite; per te che ami dormire fino a tardi e per te che sai insegnare la musica;  per te che cresci i tuoi figli da solo e ti illudi di essere un uomo libero e poi ancora, per te che ami oltre ogni limite fino ad aprirti come il più bello dei fiori e, infine, quel posto lo trovo anche per te ma solo dentro me. L’unico luogo possibile.

Che sia un Natale imperfetto ma d’Amore!




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