martedì 11 novembre 2014

ULISSE E PENELOPE DEI GIORNI MIEI

Penelope, ti regalo una piccola storia dei miei giorni. Un Ulisse e una Penelope moderni, come ce ne sono tanti.

Il fatto  si ripete con altri nomi, altri volti, altre motivazioni. Ascolta...

Sono lì. L’uno di fronte all'altra.

Il porto è al suo risveglio in una gelida mattinata d’inverno. Il sole è ormai sorto ma i suoi raggi non scaldano ancora e i colori sono quelli vividi di una foto pittorica d’autore. Ogni cosa è ferma e immersa in un silenzio surreale. Persino il mare sembra non voler dare disturbo.

Giorgio ha atteso quel momento scrutando l’orizzonte, suo prossimo compagno di vita, dritto e fiero come un guerriero che si appresta ad affrontare il nemico più atteso. La sua figura si staglia imponente di fronte all'infinito che solo il mare sa raccontare e la sua fronte, solitamente aggrottata, è finalmente distesa e pacificata. Ha avuto il coraggio di scegliere. Per ora gli basta.

La sente arrivare da dietro. Sente il lento rumore dei tacchi che si avvicinano e si fermano a pochi metri da  lui. Non si volta, come faceva in passato per sorprenderla con un bacio a tradimento. Non la bacerà oggi, non è più tempo, ma sa che le sfilerà gli occhiali da sole e la guarderà dritta nei suoi occhi verde palude.

Marta è lì.

Avvolta nel suo cappotto color cammello, strizzato in vita, e coperta da quelle grosse lenti scure, il suo scudo verso il mondo. Ha i lunghi capelli raccolti e un filo di trucco appena accennato. Lo guarda fisso e pensa a  quell'uomo che è stato il suo albero, saldo, fermo, piantato nelle radici di un dolore che un tempo è stato il loro. Per un istante vorrebbe abbracciarlo da dietro e aggrapparsi a lui come si fa con un padre ma non lo fa. Non è più tempo.

Marta si ferma e Giorgio si volta. Intorno a loro il silenzio, davanti il mare immenso.

“Marta” dice lui con la voce ferma ed emozionata al contempo. Lei risponde con un sorriso e si sfila da sola gli occhiali precedendolo.
Giorgio la vede di nuovo bella dopo tanto tempo e la guarda. Dopo tre anni di lontananza, la guarda come si guarda una donna che si ha amato. Quell'istante, fatto di silenzio e di scollegamento dalla vita reale racchiude in sé la possibilità di un avvicinamento puro, scevro da ogni dolore, parola o spiacevole ricordo. Un momento fuori dal tempo, una goccia di splendore.

Non avevano mai più avuto un istante così dal giorno del funerale. Quello è stato l’ultimo giorno in cui le loro anime si sono prese per mano.

È arrivato il momento Giorgio?- chiede lei come a volerne avere la  prova.

- Si. Grazie di essere venuta. Sei la sola che voglio qui oggi- dice Giorgio ma, mentre pronuncia quelle parole, la sua mente vaga nei meandri solitari degli ultimi anni in cui dinnanzi ad ogni richiesta di avvicinamento e condivisione di lei, ad ogni pianto, ad ogni lacrima lui ha sempre solo chiuso, anzi, sbattuto  le porte. I suoi interminabili no vengono ripagati dal si gratuito di lei oggi. Qui, con lui, dietro sua esplicita richiesta.

Lui ha la solita sensazione di sempre “sono lo stronzo delle situazione. Io lo stronzo, lei la buona. Ti prego Dio fa che s’incazzi almeno ora!”

-Sono rimasta francamente stupita della tua richiesta- aggiunge secca Marta con un tocco di aggressività trangugiata.

-Sono tre anni, tre interminabili anni, che ti rifiuti di comunicare con me! Perché ora? Il tuo andare via ti da la forza? Tanto sai che qualsiasi cosa verrà detta ora non potrà avere ripercussioni perché tu non ci sarai. Dove andrai?

Eccola la mia Marta, pensa Giorgio in un istante di riconnessione con la realtà. La donna che non molla, la donna dei perché sviscerati e delle verità snocciolate con impeto: la  stessa che ha amato per gran parte della sua vita, la stessa con cui ha condiviso la grandezza e le miserie di un sentimento che si è sfilacciato, la madre di Clara. La loro meraviglia scomparsa.

In un attimo di commozione estrema la rivede in lei. Clara aveva i suoi stessi occhi chiari e profondi al tempo stesso, la stessa espressione da cerbiatta impaurita: Marta l’ha persa ora. Non ha più paura di nulla ormai. Sopravvivere alla morte di un figlio ti cambia i connotati dell’anima oltre che quelli fisici.

Silenzio. È il mare a rispondere e il sole, che inizia a scaldare, sembra sciogliere la rigidità iniziale. Sono di nuovo loro, con le domande che si susseguono arrovellandosi su se stesse senza risposte e con le lacrime dell’impotenza che solcano i loro volti. Anche Giorgio piange.

Piangono insieme per la prima volta, dopo quel maledetto giorno, tenendosi per mano davanti a colui che metterà distanza tra loro.Il mare. Una distanza cercata da Giorgio e combattuta fino allo stremo ma poi accettata da Marta. Son circa tre anni che Giorgio vive in un'altra casa, non ce l’hanno fatta a reggere ognuno anche il dolore dell’altra: è stato troppo. Quello di oggi, però, ha le sembianze di un vero addio. Un altro. L’ennesimo.

L’elastico che li ha tenuti legati in tutti questi anni sta per spezzarsi e non ci sono garanzie sul fatto che, finito di tirare, le estremità sbatteranno nuovamente l’una contro l’altra e ritorneranno a toccarsi. Lui lo tirerà verso le terre sconosciute del mondo e lei verso una realtà nuova fatta di sé e di chissà cos'altro.

Giorgio parte, fugge, scappa. Marta resta.

-Solo una promessa, ti scriverò- le sussurra all'orecchio dopo averla tenuta stretta un ultima volta per moltissimo tempo.

-Non so se leggerò.


Marta è stordita dall'emozione del distacco che si sta concretizzando davanti ai suoi occhi e non riesce a dire nulla, ogni altra parola si blocca sul fondo di sé. 

Infondo non gli crede. 




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