lunedì 3 novembre 2014

INTERMEZZO: QUANDO LA SEDIA SCRICCHIOLA

Ascolta, Penelope.

Stasera si va in scena.

Non so davvero cosa sia che mi spinga, ogni sera, a salire su questo palco a tremare d’ansia per la paura di dimenticare tutte le battute. Vuoto pneumatico nella testa, secchezza delle fauci, voce tremula. Perché infliggermi tutto questo? Me lo sono chiesto più e più volte, senza trovare una risposta convincente.

Tutte quelle teste lì davanti a me, nessuna esclusa, devono rimanere in tensione per l'intera durata dello spettacolo ed è mio preciso compito di attrice quello di fare in modo che nessuna delle sedie laggiù scricchioli. Nemmeno una, nemmeno per un secondo. Un compito difficilissimo, il mio.

Tutte quelle teste d’improvviso, con il calare del buio in sala, si trasformano in un'unica figura enorme e abnorme lì davanti a me: lo spettatore. Lui, solo, imperante e giudicante. Occhio che penetra l'anima. La mia.

-Sono qui per te, mio spettatore.

-Sono qui per la storia che saprai raccontarmi.

-Chi sei tu che esci di casa in questa fredda sera d’inverno per venire a sedere su quella scomoda seggiola laggiù, al buio ?

-Sono un abitante della vita, esattamente come te.

-Io sto di qua, però, e mi mostro. Io sono il soggetto fotografato.

-Io sto di là invece; mi nascondo, osservo e colgo se c’è da cogliere. Sono il tuo fotografo.

-Già, ti nascondi, non rischi nulla a startene lì celato nel buio e chiuso nel tuo silenzio. Io mi gioco tutto. Sono esposta lì sotto i riflettori e i tuoi occhi puntati addosso mi fanno sentire come sotto esame.

-Sei tu a percepire una tale pesantezza nella tua posizione; non è responsabilità mia. Io non faccio altro che stare dall'altra parte a guardare e cogliere. Stop.

-Lo so, non ricordarmelo. Cos'è,  ti prego dimmelo, cos'è che ti impedisce di annoiarti e fare scricchiolare quella sedia?

-Davvero vuoi saperlo?

-Certo. E’ il mio più pressante interrogativo.

-Le ali.

-Come le ali?

-Il soffio, il vento: io, da questa prospettiva fatta di silenzio e  buio, percepisco se indossi le vere ali dell’anima o, se invece, semplicemente fingi. Se ti spuntano le ali, ed io sono in grado di vederle con chiarezza, tu vibri e allora non dimentichi le battute perché esse sono la tua vera voce e le tue fauci non conoscono secchezza perché ti abbeveri naturalmente alla sorgente della tuo spirito per andare in scena.

-Cosa accade, invece, quando non ho ali ?

-Io mi annoio a morte e inizio a muovermi indistintamente sulla sedia facendola scricchiolare. Tu da lassù mi senti e si spezza l’incantesimo: il filo tra il tuo corpo e il tuo spirito è reciso e delle ali neanche il soffio lontano.

-Che tragedia, mio spettatore!

-Hai ragione. E’ come se non ci fosse tempo: nessun tempo per sognare, ricordare, sentire. Inutile stare qui.

-Questo è il cuore del mio mestiere. Regalare tempo per sognare, ricordare, sentire. Tempo per fotografare ed amare.

-Ora hai capito perché sali lassù ogni sera?

-Ho capito che senza ali non si vive e nemmeno si respira. Salgo qui sopra ogni sera per poterle indossare, anzi no, per sentirle spuntare dentro me. Per te mio caro spettatore.


Accomodati e goditi lo spettacolo!


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