venerdì 3 ottobre 2014

MA QUANTE SIETE?

Quante sono le Penelopi

Quante siete Voi, muse, amiche, nemiche, anime a cui parlo e mi rivolgo in queste righe di polvere luminosa sparsa sul web? Mi è stato chiesto in questi giorni.

Un gioco, una trama di figure molto più complessa di un dialogo univoco tra me e lei, tra me e te.

Dove ti nascondi Penelope? Tra quale lembo di terra e in quale onda è possibile scorgere il tuo sguardo, percepire il tuo fiato e captare la forza del tuo amore?

Ho creduto di vederti in una sola lei. Mi sono illusa di possedere ogni briciola dei tuoi segreti come dei tuoi impalpabili pensieri e invece no. Più ti parlo più mi sfuggi; più ti colgo più ti disfi in una ineffabile ombra che occulta e acceca al tempo stesso. Sono così viva in te da non riconoscere più i confini e non percepire le distanze.

Cosa e chi  incarni tu?

Un candore perduto, un’illusione svanita, una speranza incrollabile, una strategia di vita, la ricostruzione autonoma, l’amore perso e ritrovato, il fascino, la femmina rinata, la puttana consumata, il cuore abbandonato o semplicemente la donna che sei diventata insieme a me.

Lascio spazio libero alla mia voce, alla tua e, improvvisamente, paiono una. Parlare con te è come volare; mi innalzo attraverso te e guardo, lì sotto, l’infinito dei nostri mondi così lontani eppure così vicini. Ti studio, ti giudico, ti combatto, lotto contro te per poi ritrovarti dentro e vicina più che mai . Ti vorrei lontana ma poi devo arrendermi al tuo continuo insinuarti.

Io seguo te come il sole segue l’orizzonte ogni sera e tu sei nei mille sguardi di questa nuova me salda e radicata nell'oggi.

Poesia e lamento sei, strazio e dolce melodia per me. Non ti giudico più. Ho deposto le armi tranne quelle strettamente necessarie per continuare ad indagare sempre e comunque. La ricerca delle tue molteplici voci in me non avrà mai fine. Lo so bene.

Sola o con te oggi cerco nei miei ricordi la radice della tua nascita in me e la trovo nelle immagini della mia fantasia di bambina; mio padre mi raccontava la tua storia, le avventure fantastiche del tuo sposo ed io lo ascoltavo come si ascolta un Dio che si palesa e rassicura. Chissà perché proprio questa storia, tra le tante che ogni tanto intraprendeva a narrare, e chissà perché la tua figura mi ha affascinato sempre così tanto; l’idea di te con questa tela in continuo divenire, colma di colori, mi ha sempre rapita.

Da bambina, ti vedevo sola, in un angolo, alla luce di una candela, la veste bianca e i lunghi capelli corvini sciolti sulle spalle, intenta nel tuo lavorio mesto e silenzioso. La mente vaga durante i lavori manuali e sicuramente quello era il tuo momento d’incontro con lui, una visualizzazione continua delle sue gesta eroiche, dei suoi incontri, delle sue notti. Io, come te, mi aggiro con la fantasia all’interno di mondi sconosciuti e vagamente fiabeschi durante la guida o la preparazione delle cene per la mia famiglia ma il momento prediletto per i viaggi della mente è la sera, in quell'istante che precede il sonno. La preghiera di un tempo oggi è la mia connessione con un mondo che vive appena al di là del sensibile e che amo chiamare IL MIO MONDO.

Lì e solo lì incontro la parte centrale di me, di te e delle tante Penelopi in cui mi riconosco e a cui mi rivolgo in queste pagine.

Ce n’è una però, una su tutte. 

La donna che ha ricostruito dopo la distruzione e che si è data gli strumenti necessari per vivere senza finzioni: lei è la Penelope che celebro perché senza celebrazione, la vita e gli eventi che la compongono perdono di significato.

Quella Penelope sei tu, delusa ma poi forte, e sei importante.

Preparati a vivere una grande festa, indossa il tuo abito più bello e abbandonati alle danze in questa serata ancora tiepida di ottobre. Il mare pare distante ma non lo è, Ulisse è ancora tra le sue burrasche, ti sorride da lontano, forse, ma stasera non ha importanza.


Questa notte è tua Penelope. Vivila!


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