Quante sono le Penelopi?
Quante
siete Voi, muse, amiche, nemiche, anime a cui parlo e mi rivolgo in queste
righe di polvere luminosa sparsa sul web? Mi è stato chiesto in questi giorni.
Un gioco, una trama di figure
molto più complessa di un dialogo univoco tra me e lei, tra me e te.
Dove ti nascondi Penelope? Tra
quale lembo di terra e in quale onda è possibile scorgere il tuo sguardo,
percepire il tuo fiato e captare la forza del tuo amore?
Ho creduto di vederti in una sola
lei. Mi sono illusa di possedere ogni briciola dei tuoi segreti come dei tuoi
impalpabili pensieri e invece no. Più ti parlo più mi sfuggi; più ti colgo più
ti disfi in una ineffabile ombra che occulta e acceca al tempo stesso. Sono
così viva in te da non riconoscere più i confini e non percepire le distanze.
Cosa e chi incarni tu?
Un candore perduto, un’illusione
svanita, una speranza incrollabile, una strategia di vita, la ricostruzione
autonoma, l’amore perso e ritrovato, il fascino, la femmina rinata, la puttana
consumata, il cuore abbandonato o semplicemente la donna che sei diventata
insieme a me.
Lascio spazio libero alla mia
voce, alla tua e, improvvisamente, paiono una. Parlare con te è come volare; mi
innalzo attraverso te e guardo, lì sotto, l’infinito dei nostri mondi così
lontani eppure così vicini. Ti studio, ti giudico, ti combatto, lotto contro te
per poi ritrovarti dentro e vicina più che mai . Ti vorrei lontana ma poi devo
arrendermi al tuo continuo insinuarti.
Io seguo te come il sole segue
l’orizzonte ogni sera e tu sei nei mille sguardi di questa nuova me salda e
radicata nell'oggi.
Poesia e lamento sei, strazio e
dolce melodia per me. Non ti giudico più. Ho deposto le armi tranne quelle
strettamente necessarie per continuare ad indagare sempre e comunque. La
ricerca delle tue molteplici voci in me non avrà mai fine. Lo so bene.
Sola o con te oggi cerco nei miei
ricordi la radice della tua nascita in me e la trovo nelle immagini della mia
fantasia di bambina; mio padre mi raccontava la tua storia, le avventure
fantastiche del tuo sposo ed io lo ascoltavo come si ascolta un Dio che si
palesa e rassicura. Chissà perché proprio questa storia, tra le tante che ogni
tanto intraprendeva a narrare, e chissà perché la tua figura mi ha affascinato sempre
così tanto; l’idea di te con questa tela in continuo divenire, colma di colori,
mi ha sempre rapita.
Da bambina, ti vedevo sola, in un
angolo, alla luce di una candela, la veste bianca e i lunghi capelli corvini
sciolti sulle spalle, intenta nel tuo lavorio mesto e silenzioso. La mente vaga
durante i lavori manuali e sicuramente quello era il tuo momento d’incontro con
lui, una visualizzazione continua delle sue gesta eroiche, dei suoi incontri, delle
sue notti. Io, come te, mi aggiro con la fantasia all’interno di mondi
sconosciuti e vagamente fiabeschi durante la guida o la preparazione delle cene
per la mia famiglia ma il momento prediletto per i viaggi della mente è la
sera, in quell'istante che precede il sonno. La preghiera di un tempo oggi è la
mia connessione con un mondo che vive appena al di là del sensibile e che amo
chiamare IL MIO MONDO.
Lì e solo lì incontro la parte
centrale di me, di te e delle tante Penelopi in cui mi riconosco e a cui mi
rivolgo in queste pagine.
Ce n’è una però, una su tutte.
La donna che ha
ricostruito dopo la distruzione e che si è data gli strumenti necessari per
vivere senza finzioni: lei è la Penelope che celebro perché senza celebrazione, la vita e gli eventi che la compongono perdono di significato.
Quella Penelope sei tu, delusa ma poi forte, e sei
importante.
Preparati a vivere una grande festa, indossa
il tuo abito più bello e abbandonati alle danze in questa serata ancora tiepida
di ottobre. Il mare pare distante ma non lo è, Ulisse è ancora tra le sue
burrasche, ti sorride da lontano, forse, ma stasera non ha importanza.
Questa notte è tua Penelope.
Vivila!
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