Caro Ulisse,
la tua voce scalda, la tua barba
folta solletica i miei sensi. Innanzi a te, uomo astuto e dai mille volti, mi
spoglio di tutte le mie vesti, abbandono ogni orgoglio, ideologia femminista o
pseudo tale, e mi mostro a te, nuda. Quel tuo sguardo saggio e ricco di
esperienza seduce voluttuosamente anche me stasera.
Io non sono lei ma da lei traggo
nutrimento e ispirazione perché è la sorgente da cui sono partita per arrivare
all’altrove. Tu hai scelto di partire per il tuo viaggio mosso dal tuo senso di
giustizia, dalla tua curiosità e da un’indiscussa indole eroica; Penelope è
diventata l’eroina dell’amore che attende mentre io mi arrabatto in questa
ricerca infinita di libertà e verità.
Un po’ di te e un po’ di lei sono
in me. Mi tenete compagnia lungo il viaggio. Tu, lei, soprattutto lei.
Sei stato molto amato, uomo di
presenza piena anche nell’assenza ed eroe inconfutabile di un destino colmo di
lotte e pericoli. Amato da lei, ma non solo, hai calamite nello sguardo e fuoco
nelle parole. Sappi che non sono qua per lodarti, sai bene cosa penso di chi
fugge; io desidero leggerti dentro per comprendere cosa c’è in te che valga la
pena di essere “atteso”.
Astuzia, intelligenza, sete di
conoscenza fanno di te l’eroe ma di quale pasta è fatto l’uomo? Chi eri
prima di acquisire il fascino sapiente di vagabondo del mondo?
Un uomo assetato di sapere, radicato
nel cuore della sua donna e di suo figlio, un uomo di esperienza e coraggio ma soprattutto capace di amore. Il fascino emanato da chi ha
amato molto nella vita non ha pari, uomo o donna che sia.
Ora ti spoglio di qualsiasi
identità e parlo a te, eroe dai mille nomi.
Ti ho visto di sfuggita, un’estate in riva al tuo mare. Ti ho osservato
da lontano dietro i miei occhiali scuri e, dietro al volto scavato dal sole e
dal tempo, occultato da una barba folta e ingrigita ed ho intravisto lo sguardo
lucido e consapevole di chi ha amato e sofferto. Amore e dolore, Ulisse, fanno
di te la fantasia di ogni donna; il mistero del silenzio e del non detto ad
ogni costo condiscono l’atmosfera. Sei essenziale nella dolcezza e nella forza,
vibri di desiderio e non nascondi il tuo spiccato individualismo. Occhi lucidi
di emozione al rimbombo del mare, tua casa itinerante. Ali e radici hai in te,
ali e radici doni a chi ami raccogliendo altrettanto infinito amore.
Ti ho osservato da lontano, quell’estate in riva al tuo mare ed ho
visto un masso granitico accanto a te. Il tuo senso di colpa ti sovrastava e tu
parevi un bambino accanto a lui. Dagli forma Ulisse! Io ho visto una grossa
pietra, tu cosa vedi? Dare forma e colore ai dolori aiuta a collocarli nello
spazio e nel tempo, a ridimensionarli per riporli, poco a poco, al di fuori
delle nostre stanze private. Plasmare, rimpicciolire,accettare e non giudicare sono i passi verso la libertà
che tu hai conquistato viaggiando ma che hai dovuto smussare nuovamente al tuo
rientro.
Come si fa a tornare da una donna dopo vent’anni? Come si riaccende
l’interruttore dell’amore e della passione? E non venire a dirmi che è sempre
stata viva.
Dopo tutto quel tempo, non ci si conosce più e il ricordo dell’altro
rischia di essersi impallidito, o peggio, trasformato in una mera illusione. Non posso credere che sia stato
tutto meravigliosamente fluido e romantico; ci saranno stati gli screzi dovuti
alle ripicche di chi è rimasto in attesa ed è ha provato incertezza e gelosia e
i rimpianti di chi, invece, torna con la
sensazione di essersi perso ciò che non andava perso. Il ritorno alla normalità
è un lavorio faticoso e costante; avviene con lentezza attraverso i gesti che,
pian piano, tornano famigliari, le confidenze scambiate la sera prima di
stringersi, e le abitudini che, giorno dopo giorno, riprendono un ritmo comune.
Leggile pagine di te ogni sera, prima del sonno: questa è la miglior medicina
per l’amore.
Che fatica i ritorni!
Per chi è andato e chi è restato non sarà mai più lo stesso. Sarà
altro, semplicemente altro.
Ti ho visto Ulisse, ti vedo ogni sera passeggiare in riva a quel mare di cui scruti l’orizzonte
lontano in cerca di un volto, di una stella che ti faccia riprovare quel
brivido.
Gli orizzonti sono mutevoli come i desideri umani e oggi, uomo
affascinante e imperfetto, comprendo ogni tua debolezza e volontà, come te,sento
il suolo oscillare, come fosse un mare, sotto i miei piedi e desidero non
sentirmi imbrigliata sulla terra ferma seppure la sua visione continui a rappresentare la più dolce delle
chimere. Comprendo persino la tua indole adulterina e quell’inarrestabile sete
di conoscenza che impedisce di trovar pace in un unico luogo. Ora, non posso
che fare la sola cosa possibile: smetto
di giudicarti.
Avvicinati Ulisse.
Sposta i tuoi capelli e fatti guardare in quegli occhi che sanno d’infinito.
Sono pronta a fare pace con te.
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