Dea dai lunghi capelli di seta, oggi mi siedo accanto a te in un nido di muta sorellanza, e spazzolo con cura le tue lunghe ciocche. Tesserò la tua chioma, ne farò trama e ordito
di un’anima che ogni giorno inesorabilmente si trasforma e cambia.
Nel nostro fitto silenzio, colmo
di ogni parola, m’imbatto nei nodi della tua capigliatura e il pettine, a
tratti, si arresta. Non vorrei farti male ma un lieve strappo e un piccolo
dolore sono necessari per procedere oltre: utilizzo dell’olio come unguento per
ammorbidire il passaggio del pettine ma non è sufficiente per anestetizzarti
dal dolore. Stringi i denti e abbi un po’ di pazienza!
Mi rendo conto che una tale
richiesta presuppone spalle larghe e capacità di accettazione pura oltre che
una certa gratuità da parte di colui o colei a cui viene fatta tale preghiera
ma a chi posso chiedere una tale virtù se non a te?
Ti chiedo di avere pazienza
perché mi sono inceppata e rischio di aggrovigliarmi su nodi che potrebbero
diventare matasse. Ci vuole strategia, amica mia dolcissima, ed io sto
perfezionando la mia. Sono partita per un viaggio Penelope, un viaggio dentro
me, attraverso i meandri più insondati del mio inconscio. Più volte mi sono
avvicinata a certe energie senza mai avere il coraggio di andare oltre ma ora è
diverso; la forza mi accompagna e non ho più paura di “vedere”. La mia
miopia mi obbliga a guardare le cose da molto vicino altrimenti rischio di
percepirle in maniera sfocata e approssimativa. Arriva il momento di abbandonare i colori della paura e disimpararne il linguaggio. Credevo di aver smesso quei panni e
invece mi accorgo che sono sempre lì, buttati sul letto, pronti per essere indossati.
La paura è connessa ai muri,
amica mia. Muri innalzati dal tempo, durezze incancrenite dall'orgoglio, barricate
che il silenzio ha reso apparentemente salde e inespugnabili ma che non hanno finalmente più alcuna ragione d’essere.
Ho sprecato giorni, dolce
Penelope, anni della mia vita a recriminare, analizzare e credere di essere
dalla parte della ragione e ora dico che è finito il tempo. Non ho più l’età
per fare i capricci e tenere il broncio. Ho sempre rimproverato i silenzi, i
non detti, gli ambigui allontanamenti e poi sono stata io la prima a non
differenziarmi. Provo sincera pena per chi, come me, si è trincerato dietro i
muri invece di prenderli a sassate per farli crollare. Mi sento debole e mancante,
amica mia, e queste sono le ragioni dei miei blocchi, dei nodi tra i tuoi
capelli, dell’incedere faticoso del pettine.
Corro ai ripari, magica presenza, e
finalizzo tutta l’energia che riesco a generare dentro me per infiammare
nuovamente il cuore di fuoco vivo e vero che possa contagiare quelli più atrofizzati e stanchi. Ti pettino dolce amica e i miei occhi
sorridono al pensiero di noi due: in questi quarantadue anni abbiamo inconsciamente
condiviso un susseguirsi di cicli in cui mente, anima e corpo si sono
susseguiti in costanti alternanze di luci e ombre. E i cicli, cara amica, sottintendono sempre una finalità.
La mia era rinascere e, bene o male, l’ho
fatto. Qual era la tua?
Io e te legate da un filo fatto
di amore e odio, ai due estremi opposti, di abbandono e amore verso la
parte più centrale del laccio che ci tiene unite.
E se lo tagliassimo? Se
avessimo il coraggio di prendere con audacia e autenticità ognuna la propria
strada? Ci hai mai pensato?
Io sì.
E Se citassi l'autrice di questa tela che sarei io ? Quanto è antipatico e scorretto prendere le immagini senza permesso e per giunta non citare neanche chi ne è proprietario !
RispondiEliminaE Se citassi l'autrice di questa tela che sarei io ? Quanto è antipatico e scorretto prendere le immagini senza permesso e per giunta non citare neanche chi ne è proprietario !
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