Penelope,
sono stanca.
La mia mente è offuscata da
troppi voli pindarici: progetti, persone, idee, sogni. Sono in preda ad una
vera e propria crisi di onnipotenza che non conduce a nulla, un circolo vizioso
da cui uscirò solo con il riposo e il distacco. Andrò qualche giorno al mare,
non più il tuo. Un altro mare, un’estate diversa. Troverò altri lidi e luoghi
magici in cui ammirare il mirabolante spettacolo del sole che tramonta al di là
dell’orizzonte e, forse, la tua immagine tornerà alla mia mente. O forse no.
Parto senza dirti nulla perché una
mente troppo piena di cose non è in grado di essere chiara ed esaustiva ed io
non voglio sovraccaricare anche te di inutili pesi.
Ti lascio un breve, anzi
brevissimo, racconto fatto di sole 100 parole per augurarti di poter
trascorrere un buon tempo tutto per te:
Marta esce di casa una mattina di fine luglio.
E’ presto. L’aria è già irrespirabile per il caldo eccessivo e lei,
vestita del colore delle spose, si rinchiude nell'abitacolo della sua auto in
cerca di qualche minuto di refrigerio prima di arrivare al lavoro.
Semaforo rosso. Le si avvicina un Suv impertinente come il conducente
che lo guida: fissa la donna con imbarazzante insistenza. I loro sguardi si incrociano
ma lei lo distoglie, fintamente stizzita.
Per la seconda volta i loro occhi si incontrano e lui simpaticamente le
ricorda, nel linguaggio dei gesti,“Sorridi”
Marta scoppia in una fragorosa risata.
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