Sono stata in silenzio, cara
Penelope, ad ascoltare il mare: mi ha parlato della vita e della sua burrascosa
incostanza.
Tutto, dentro e fuori di noi, è
in perenne movimento e saper vivere è
riuscire a seguire fluidamente il corso delle cose senza farsi stravolgere o
sopraffare. Esse cambiano continuamente, si trasformano modificandoci nel profondo. Ci sono giorni o
istanti a partire dai quali noi cambiamo, nulla è più come prima ed è così che veniamo colti da una smania irrefrenabile di
manifestare, anche all'esterno, la rivoluzione che segna il nostro mondo
interno. Non hai mai desiderato trasformare tua immagine per urlare al mondo “sono
diversa, da oggi sono un’altra!” Un taglio corto e sbarazzino, un colore
azzardato di capelli o semplicemente un
abito shock, uno di quei pezzi che verrebbero commentati con espressioni del
tipo “Non è proprio da lei!”
E invece si. Che ne sapete voi della mia intrepida natura?
Le tue vesti bianche e color del
cielo, donna Penelope, andrebbero
adattate al tempo della consapevolezza in questo continuo divenire che è la
vita. Un giorno il sole splende e quello seguente il mare ti travolge in
tempesta costringendoti all'adattamento, la cosiddetta resilienza.
Ogni giorno
il vento ci recapita suggerimenti,
intuizioni, desideri che, se solo avessimo il coraggio di ascoltare e seguire, ci condurrebbero proprio là dove vorremmo essere. E nonostante ciò, siamo
ancora in tanti, troppi, ad ignorare i segnali senza arrivare mai al centro: al tuo tempo ci avrebbero chiamato
stolti! Al mio esistono altri epiteti meno cordiali ma dall'equivalente significato.
Inconcludenti, stupidi o
arroganti sprechiamo tempo, energie e pensieri dietro al nostro falso e
illusorio ego fatto di parole, parole,
parole sprecate per descriverci o, ancor peggio, per assolverci. L’ego è il nostro apparente punto
di partenza e di attracco ma privo di
sostanza in quanto costruito su false credenze e non su una forza o una fede
reale in noi stessi. Non riesco a non pensare a Matteo e al versetto biblico di
cui ricordo sempre Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si
abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la
roccia(Matteo 7, 24-25)
La qualità di quella roccia fa
differenza, amica mia. Una grande differenza.
La tua certezza, Penelope, era
Ulisse e vostro amore costruito negli anni. Qualcosa che non stava in te ma
fuori da te. Anche la mia certezza, al pari della tua, era riposta in qualcosa che non albergava qui dentro.
Abbiamo tutti paura di
abbandonare le nostre certezze ma nulla è certo, nulla è sicuro e soprattutto
nessuno è tenuto a regalarci una tale vana speranza. Ciò che viviamo come una
sicurezza unicamente mentale e razionale oppure sentimentale ci scompensa in
quanto ingannevole e non autentica. Ricordo un antico senso di precarietà e
instabilità proprio durante gli anni della mia vita in cui credevo di possedere
tutto ciò che avevo sempre ardentemente desiderato.
Avevo tutto tranne me stessa.
Chi è in vero equilibrio, invece,
possiede innanzitutto se stesso. Tutto il resto è un supplemento.
La profonda conoscenza di sé crea
la forza e genera amore sincero, unico artefice del vero equilibrio. In tal caso, le fondamenta
poggiano sulla roccia e non più sulla sabbia instabile e ambigua.
Chi è saldo ha lo sguardo bello e sereno, non conosce la paura e il suo respiro
è calmo e sicuro. In lui o lei, la mente, il cuore, la pancia e lo spirito si
trovano allineati e concordi sulla direzione da seguire. Un vero e proprio stato
di grazia determinato da una combinazione rara, vagamente magica, ma tutt'altro
che irraggiungibile.
Penelope, un tale equilibrio lo si conquista solo dopo aver
abbandonato del tutto le proprie sicurezze non necessariamente a causa dell’imponderabile
ma soprattutto in seguito all'azione che
più di ogni altra fa sentire vivi e protagonisti della propria esistenza: la
scelta.
Si sceglie ogni giorno, donna del mare, di
restare o di andare, rischiare o rinunciare,
piangere o ridere, amare davvero fingere di farlo accontentandosi. L’importante è possedere la consapevolezza che ogni
scelta implicherà inevitabilmente una perdita e un arricchimento. Amo coloro
che scelgono con coraggio di rinunciare alle proprie certezze propendendo per
ciò che in apparenza è sbagliato, azzardato, irragionevole, imprudente ma
dannatamente vero per la loro anima. Chi ha coraggio ne guadagna in saggezza e
chi è saggio si libera dalle paure.
Osho, il mistico contemporaneo amante per
eccellenza della consapevolezza in tutte le sue forme , parlava della vita come di un “fenomeno
insicuro”, ignoto e talmente sconosciuto da trasformarti in une vero e proprio
“vagabondo” senza una dimora sicura in cui sostare, un letto in cui dormire la
sera o cibo certo per sfamarti ma che procede senza paura e con fede in ciò che sarà.
Vagabonda del mare e del vento
dovrai essere pronta ad entrare nell'oscurità dell’ignoto dove non esiste
comodità e certezza ma solo rischio, pericolo e cielo aperto. Nessuna prigione
Penelope ti renda schiava o vecchia prima del tempo: spalanca le braccia a ciò
che non conosci e corri incontro a ciò
che dimora fuori da te, oltre i tuoi schemi e le tue rive. Molto di quanto ti accadrà da
quel momento in poi, sarà incomprensibile e inafferrabile innanzitutto a te stessa
ma sarà il tuo modo per vivere a pieno. Chi si aggrappa e non crede nella
potenza delle proprie ali interpreta solamente il ruolo di chi vive ma in realtà muore dentro giorno dopo giorno. Gli
specchi riflettono un’immagine ma tu sei fatta di carne e sangue; quella carne
deve bruciare e quel sangue fuoriuscire affinché tu senta e ti senta parte
integrante di questo Universo.
Diffido di chi non spalanca il
cuore e la mente all'ignoto, temo chi ama solo qualcuno e a piccole dosi, chi
si risparmia e si rinchiude in un mondo aprioristico rifiutando la felicità per
paura di doverla gestire. Il vivere implica la salvezza dall'aggrapparsi alla
vita stessa: essa termina prima o poi per cui lasciamola scorrere e intanto issiamo
le vele, come ha fatto Ulisse e, come lui, tanti altri. Abbandoniamo gli spazi
angusti e generiamo l’entusiasmo con la danza della mutazione e del coraggio.
Desidero correre su queste mie
gambe e renderle sempre più forti per affrontare maratone ancora più
impegnative e urlerò il tuo nome affinché tu non muoia negli strascichi che la
paura inevitabilmente lascia dietro sé.
A te, amica della trasformazione, non bastano le
parole. Io non sono che il tuo riflesso.
In estasi assoluta... è come se leggessi la trasformazione che alberga nella mia compagna, dopo la ferita che le ho sciaguratamente inferto.
RispondiEliminaAllora Sei fortunato!
Elimina