Penelope,
qui, nel mio tempo, sono giorni
strani. Accade un po’ di tutto.
Vita e morte danzano tra annunci di follie ed
immagini raccapriccianti eppure così dannatamente moderne.
Muoiono uomini, donne, artisti,
poliziotti, fumettisti, giornalisti: persone di valore perdono la vita per l’insensatezza altrui.
Le notizie di cronaca di queste
ore creano sgomento e tristezza contribuendo
alla costruzione di un clima d’esitazione e paura per il futuro che leggi negli
occhi e nelle parole di chiunque. In questo inizio anno, Penelope, si scrivono
importanti pagine della nostra storia volte a sostenere la libertà di
espressione e a combattere l’eccidio della democrazia delle idee. Viviamo in un
mondo in cui dire o scrivere ciò che si pensa è divenuto rischioso e, in alcuni
casi talmente azzardato, da mettere a repentaglio la vita stessa di chi si
esprime.
Non so se comprendi. Il mio tempo
è così distante dal tuo eppure così vicino. Si tratta di guerre Penelope, forse così mi puoi capire! Al tuo tempo c’è
stata quella di Troia che, durante l’ultimo suo anno di esistenza,
si è portata in viaggio il tuo Ulisse.
Combattere qualsiasi tipo di
conflitto è faticoso, oneroso, rischioso fino al limite. Il limite
dell’esistere. E la fatica, soprattutto ai giorni miei, consiste nel farsi
un’opinione e nel difenderla, ad ogni costo.
L’eco delle mille parole
ascoltate in questo inizio anno ripete incessantemente lo stesso refrain: “meglio
la morte della non libertà”. In ogni caso, il prezzo è altissimo!
Quanti i soldati persi in quella
guerra iniziata con il ratto di Elena per mano di Paride, quanti i civili
caduti ai miei giorni per aver difeso un’idea coraggiosa, quanti i soldati
trucidati nei conflitti esplosi in giro per il mondo per aver preservato le
proprie terre o quel semplice e civile diritto che è la libertà di pensiero.
Alla base di una motivazione
conflittuale, la sete di potere, il desiderio di
ricchezza o prevaricazione sull'altro risiedono costantemente e poco importa se la gente combatte per un ideale, per informare o salvaguardare le mura di una città; combattere
implica, sempre e comunque, uno schieramento, una presa di posizione chiara, la manifestazione di un’idea che può
trasformarsi in sfida, incognita e pericolo. Un concetto, quest’ultimo, a cui
tu sei certamente più avvezza di me, Penelope.
Eppure sia tu, regina dei mari di
allora, che io, fiera donna del mio presente, tocchiamo l’idea della morte come un qualcosa di
tangibile, possibile, ad un passo da noi.
La fine è lì, imperante sui miei
schermi televisivi o sui tablets di ultima generazione. La fine è lì, Penelope,
sui campi di combattimento in cui persero la vita schieramenti interi di Achei
e Troiani. Gli uomini del tuo tempo, non solo il tuo Ulisse, erano soldati,
eroi dalla freccia facile, dalle armi sempre alla mano. I miei uccidono con un
click!
M’intimorisce questa intimità
nascente con il pericolo, la minaccia, la violenza, l’efferatezza dei gesti ma
ciò che più temo è l’indifferenza che regna sovrana fino a che un gesto eclatante e folle non sia in grado di
risvegliare l’attenzione globale. Ma a quel punto è ormai tardi e troppe vite sono già state spese.
Domenica scorsa, l’Europa intera scendeva in piazza per
difendere la libertà d’espressione, Penelope!
Tutti i capi di Stato, come se
fossero i capi degli Achei e dei Troiani, si sono riuniti in un cordone
solidale e compatto, contro la follia di chi uccide a sangue freddo in nome di
un Dio dal nome inconsueto per molti di noi. Prova ad immaginare, provaci solo
per un istante.
Esporsi, Penelope mia, scendere in campo, smettere di
avere paura. A questo veniamo chiamati, tutti noi, ogni giorno.
Il coraggio di pensare, di
prendere posizione e poi agire di conseguenza.
Non posso non pensare al tuo Ulisse,
astuto artefice dello stratagemma del cavallo, grazie al quale conquistò la
città tanto bramata. Atto coraggioso, eroico o semplicemente intuizione
fortunata di un uomo che ha scelto ed ha agito. Avrà avuto paura, anche lui.
Non posso non pensare a chi, ogni
giorno, rischia la vita per documentare le realtà più agghiaccianti e penose di
questo nostro vivere. Ho visto scatti di guerra, compravendita di bambini, traffico di organi, abusi sulle donne, povertà e schiavitù inimmaginabili
solo grazie al coraggio di qualcuno che si è schierato dalla parte dei “non
silenziosi”, dei “non indifferenti”. Questo è il mio mondo Penelope! Un mondo che
pare lontano, come il tuo, ma che invece è talmente prossimo da farmi sentire
in perenne debito.
Gli eventi drammatici di questi
giorni di "storia" m’inducono a riflettere sul mio quotidiano e la parola che
torna incessantemente alla mente è sempre la stessa: RESPONSABILITA’ che poi altro
non è che scegliere liberamente e agire di conseguenza. Nonostante i rischi.
Chi sceglie, esamina criticamente
una questione, un contesto e poi esercita il proprio diritto alla libertà di
pensiero prendendo posizione: non rimane indifferente, non fugge alla realtà e
non volta lo sguardo da un’altra parte fingendo di non vedere e di non
conoscere.
Chi sceglie responsabilmente guarda ciò che ha intorno con circospezione
e serietà: è come inciampare in un sasso prezioso in mezzo a mille sassolini da
nulla. Si può decidere di gettarlo via con un calcio assieme agli altri oppure
di raccoglierlo, esaminarlo, toccarlo e
decidere di conservarlo perché ha colpito la nostra attenzione. Potrebbe avere
un valore oggettivo o anche solo emotivo ed affettivo perché ci siamo
accorti della sua presenza tra mille
altri sassolini insignificanti, non ha importanza. Vivere responsabilmente è
collezionare momenti e persone che diventano preziose grazie al nostro sguardo di
verità e, quindi, d’amore.
Credo fermamente si possa reagire
ai mali del mondo e al folle egoismo dell’uomo con una sola risposta: IO
SCELGO, mi schiero e mi espongo perché guardo la realtà e poi decido
consapevolmente sul da farsi assumendomene l’intera responsabilità. Sono
intollerante Penelope, lo ammetto, verso
i pigri e gli indolenti e, ancor di più, verso chi passa accanto alla
meraviglia del vivere senza sporcarsi le mani, almeno un po’. Non tollero gli
imperturbabili, i muri di gomma, gli apatici, i senza opinione.
Il mio mondo, più del tuo, ci
costringe ad esporci, ad avere
un’opinione, a non procrastinare le decisioni, a scegliere sempre da che parte
stare.
Io non ho il coraggio di radunare
un esercito nel ventre di un cavallo di legno Penelope, ma ho la velleità di
guardare ogni cosa in faccia, senza sconti, senza fiocchi rosa per mascherare e
profumi di fiori per depistare. Ho un semplice coraggio, sopraggiunto in me da
molto lontano e che non mi abbandona; si chiama senso di realtà e amore
indiscriminato per ciò che è.
Colleziono sassi preziosi, fiori
dal profumo intenso e attimi di purezza immensa ora che ho smesso di abbellirli
con luccichii inesistenti e ora che, per
ognuno di loro, scelgo il posto più adatto.
E’ un incedere faticoso che fortifica l’attitudine al coraggio e alla
grazia. Una volta scoperto questo mondo, tornare a quello di un tempo diventa
un’impresa impossibile.
Cerca i sassi belli con me, Penelope!
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