domenica 17 agosto 2014

EMOZIONE NUDA, SEI TU

Sono stata a casa tua, cara Penelope.

Il luogo dove abiti è magico, anzi, karmico: l’abbiamo ripetuto tante volte io e Marcella in questa vacanza.

Il karma è più della magia, è una forza sovrannaturale che ti avvolge e ti conduce là dove le tue azioni ti fanno andare e fin dove lo sguardo ha il coraggio di arrivare. Da quel muro che cade a picco sul mare ho contemplato i tuoi tramonti ed ho ascoltato le parole  del  vento colmando, ogni volta, i miei occhi e il mio cuore di un’emozione senza pari. Hai saputo farmi il regalo più bello; mi hai mostrato il tuo mondo elargendomi l’ancella più meravigliosa della tua corte, il tempo silenziosamente dilatato e il mare nelle sue variegate forme, sovrastato da mille lune.

Sono pervasa da un’emozione che non riesco a trattenere ripensando ai giorni appena trascorsi con l’amica di sempre, la sorella, la donna che oggi stimo più che mai.

Assieme a noi, le nostre famiglie intere o a metà, i figli rumorosi e imperfetti ma solo apparentemente male assortiti, le nostre improbabili eppur lucide elucubrazioni mentali, gli stili educativi similari e le abitudini alimentari diverse. Ancora, le bici, gli scazzi, le urla, le corse lungo la spiaggia, le battute feroci, le somiglianze caratteriali o fisiche, i segreti condivisi, le ansie da massaie e quelle da egocentriche nullafacenti, le risate, le prediche collettive o individuali, gli abbracci, i silenzi, le troppe parole, le riconciliazioni e le emozioni degli ultimi giorni quando tutti sono consapevoli che un'altra vacanza insieme sta per finire.

Pervasi da una sana tristezza, rendiamo la nostra ultima giornata un lungo abbraccio che non vuole avere termine.

- Ogni anno, amica, qui avvengono trasformazioni incredibili per tutti noi.
- E’ vero. E’un luogo magico questo. Mai come quest’anno, me ne rendo conto.

La luna,  che immancabilmente  si affaccia sul terrazzo immerso tra i tetti di una Alghero sempre più famigliare, è la depositaria delle nostre rispettive evoluzioni. Ogni estate abbiamo vestito i panni di archetipi femminili diversi dando vita, anno dopo anno, alle donne che siamo oggi.

Un anno fa’ i tuoi sogni, amica mia, sul numero 41, come la nostra età quest’anno. Quei sogni avevano odore di catastrofe: ricordo la tua paura, l’affanno nel ritrovare questo numero ovunque quasi a predire una morte “Non voglio morire a 41 anni!”, dicevi ironicamente, quasi a voler scongiurare quel macabro sentire.

Poi il quarantunesimo compleanno è arrivato, amica, e tu non sei morta, sei qui viva e vegeta ma il tuo volto ha subito una trasformazione, come se ti fossi sottoposta ad un intervento di estetica facciale dai mirabolanti effetti leviganti. Ti si sono ammorbiditi i lineamenti ma la sede del miracolo non risiede nel tuo volto bensì nei tuoi occhi che paiono addolciti e perennemente inumiditi da un’emozione sempre pronta a sgorgare pura, priva di filtri e convenzioni.

Sei stata l’artefice primaria e indiscussa di una rivoluzione che si è consumata in quest’ultimo anno ma che si stava preparando da tempo. I semi del cambiamento li hai sparsi nel vento, anno dopo anno, e questo mare te li ha sempre restituiti rifioriti di consapevolezze e verità nuove.

Poi quel taglio netto, quei capelli corti, più corti del possibile, hanno urlato al mondo “Sono una donna io, mi spoglio di ogni orpello, guardate alla mia essenza!”

Ed è l’essenza di chi sei che oggi ti rende davvero bella, concreta, avversa ai facili entusiasmi e qualsiasi genere d’ipocrisia. Ti sei, a poco a poco, spogliata di tutto ciò che potesse facilitare il cammino rimanendo nuda davanti a te stessa e agli altri. Sono in molti a non capirti, a temerti e a fuggire da te. Anzi, da se stessi. Solo chi sa restare dentro sé ti conquista ed è a sua volta affascinato da chi sei tu.

Pur non essendo facile esserti amica, figlia, madre o marito, a dispetto di ogni logica, risulta invece semplice e lineare. I si sono si, i no sono no, la rabbia è rabbia e la gioia ha i connotati travolgenti della serenità. Con te l’inautenticità viene bandita all’ingresso di casa e guai a farne entrare i residui che inevitabilmente restano imprigionati in qualche tono di voce o in mezzo ai capelli scompigliati dal vento. Con te, da qualche mese a questa parte, l’emozione trionfa in ogni dove e l’ascolto attivo e partecipe è il dono più prezioso che sai elargire.

Le rivoluzioni, e questo lo dico a te Penelope, sono frutto di coraggio, moltissimo lavoro  e un gran dolore. Senza quello nessun cambiamento è davvero possibile: il dolore atavico delle perdite, tutte quelle della nostra vita, costituiscono il motore verso l’effettivo rinnovamento e una nuova consapevolezza di sé.

E in questa estate vissuta a contatto del tuo bellissimo mare, ho compreso che non è da tutti sopravvivere a certi eventi della vita trasformandoli in occasioni per rivalutare crudamente ciò che pareva serenamente assodato. Le rivoluzioni avvengono solo se siamo aperti ad accoglierle, a rischiare e a rimettere in gioco ogni minimo dettaglio di noi stessi e della nostra vita. La mia amica ha finalmente cessato di cliccare sul tasto “reset” ogni volta che l’esistenza le dava prova di non poter esercitare quel controllo che tutti noi crediamo invano di possedere.

La bellezza di un volto rilassato e di occhi sempre pronti all’emozione appartiene alle donne e agli uomini che decidono prima in un angolo segreto del loro cuore e poi , pian piano con consapevolezza sempre maggiore, di abbandonare quella maledetta volontà di controllo che uccide il sentire vero.

Libere associazioni in riva al mare, Penelope, la miglior forma di meditazione sperimentata in questi ultimi giorni. Quelle passeggiate bagnate d’acqua, sudore, parole e silenzi mi hanno insegnato molto di lei. Di me.

Il silenzio è fatica, l’accettarsi con i propri limiti non è vergogna, restare nel conflitto senza sensi di colpa è doveroso, essere chiari subito senza far germogliare il seme della finzione è genuino, l’inautenticità rende nervosi, trovare ragioni per ridere è vitale, non sottostare mai a quanto non ci da benessere è amore per se stessi e mille altre piccole verità. Questo sei stata nei nostri giorni di vacanza, anzi, lo siamo state insieme e l’abbiamo trasmesso anche alla ciurma che ha la sfortuna o fortuna, dipende dai punti di vista, di averci come madri.

Penelope, abbiamo parlato anche di te e siamo state insieme al tramonto su quella muraglia che cade a picco sul mare, immaginando la tua attesa. Eri lì tra noi, vestita di bianco con i tuoi lunghi capelli scuri e, avvolta nel tuo impenetrabile silenzio, hai osservato i nostri voli verso l’inconscio.
La morte, nelle sue variegate forme e nelle sue infinite accezioni ha pervaso le nostre conversazioni accendendo una sempre maggior consapevolezza sulla meraviglia di ciò che è questa vita se vissuta con pienezza e amore.

Poi, senza aspettativa alcuna, un Ulisse dai capelli bianchi e la folta barba ha fatto capolino davanti a quel mare, Penelope, una sera all'improvviso. 

Lui era ed è un Ulisse, l’ho compreso dal suo sguardo maturo e consapevole.


Era il tuo o il mio?


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