La solennità di
questo momento, cara Penelope, richiede tutta la mia capacità di raccoglimento
e contemplazione.
Le parole che
leggerai fluiscono lente e grevi fuori da me.
Esse sono il frutto di un’esperienza di
liberazione profonda.
Questa è l’ultima sera che scriverò tra le
pagine di Trama e Ordito.
Ho accettato, seppur con amarezza, che il
nostro magico interloquire si arresti per dare spazio ad altro liberandoci da
un vincolo che rischia la sterilità. Questo blog è stato salvifico, terapeutico
e rigenerante per me, tu lo sai, e separare le nostre strade, recidere i fili
che ci legano arrestando il tiro delle nostre schegge d’infinito in questo
quaderno di vita, è semplicemente difficile.
La strada di questo addio si incrocia con altri,
detti o subiti in questo anno di vita che abbiamo alle spalle. Ognuno di essi
ha pesato in modo indelebile sulle mie scelte persuadendomi sempre più di un benefico
intrinseco valore del lasciar andare ciò che non ci appartiene più. Al posto di
trattenere e stringere testardamente qualcosa o qualcuno a sé, conservare ed
impedire il ciclico fluire delle cose, un’energia sommessa ma determinata mi
conduce ormai più risolutamente verso un libero abbandono alle sensazioni e
alle intuizioni, per quanto scomode.
Questo per dirti che non so spiegarti con
esattezza le motivazioni di questo mio allontanamento ma so che devo andare.
Io e te, dopo esserci intimamente incontrate e
sommessamente studiate, ormai ci apparteniamo e, proprio come accade al più
grande degli amori che giunge al termine, noi resteremo
unite nonostante le strade
che intraprenderemo.
L’idea di Trama
e ordito - Prove scritte di una moderna Penelope nasce, se ben ricordi, da
un’ispirazione fulminea e dal mio pulsante desiderio di ricostruzione in un momento della mia vita in cui tutto sembrava essere irreparabilmente distrutto.
Nell'anno seguente la mia personale dolorosa separazione, vero spartiacque tra due vite, l’impellente necessità di creare
qualcosa di mio volto a fissare in modo tangibile quel
particolare momento ha dato le ali a questo fitto groviglio di parole tra noi.
Siamo nate insieme da un atto d’amore disperato
e insieme concepiremo il nostro nuovo modo di procedere. Come Ulisse, prendo le
distanze da te restandoti dentro come tu fai con me già da tempo ormai.
Stasera ho solo il coraggio di dirlo a me, a
noi.
La tua figura mitologica, cara Penelope, mi ha
fatto da spalla e contraltare nel cammino verso una nuova me. Hai solleticato la mia
curiosità sin dalla mia più tenera età e qui la tua presenza silenziosa e
urlante allo stesso tempo, ha innescato profondi meccanismi di amore e odio,
confronto e scontro con te e con quel falso ideale di femminilità a cui ti
sentivo inizialmente congiunta. Una teoria quella su di te, donna Penelope, che
man mano abbiamo smontato e ricostruito insieme, consegnandole connotazioni più
concrete e realistiche. Bellezza, fedeltà, pazienza e attesa sono state
riviste, decostruite e sostituite da umanità, tenacia, forza e incredibile amor
proprio: sei stata oggetto di smacchi e ipotesi avventate, di strattoni e
sgambetti da parte mia che mi hanno permesso di creare con autenticità e
trasporto una donna autentica, vera, in carne ed ossa, forte e fiera benché
colma anche della sua irresistibile fragilità e delicatezza. Un essere luminoso capace di scegliere la
propria strada, inciampando continuamente, ma in maniera finalmente autonoma e
consapevole.
Questi anni trascorsi a raccontare te e me sono
stati gli anni più intensi della mia vita ed hanno concorso a plasmare una
dimensione nuova nella quale oggi mi riconosco pienamente. Il nostro non è stato altro che un
intreccio di fili tra le mie storie, le tue vicende e quelle di molti altri che
si sono avvicendati in questa incredibile avventura di ricostruzione della tela. Ho criticato in te ciò
che non amavo di me ed ho imparato così a riabilitarmi, ho amato in altri ciò
che sentivo di non possedere e ne ho stimolato lo sviluppo dentro me stessa, ho
temuto di essere te e sperare di poter incarnare il tuo contrario
mi ha permesso di combattere demoni e vampiri trasformandoli in angeli
protettori.
Ed ora, dolce amica, solo ora che i miei
stratagemmi sono diventati infecondi e vani, esattamente come quello da te
utilizzato per indugiare nella scelta di un nuovo sposo, la mia tela, cucita
con nuovi intrecci e colori finalmente miei, è in via di finitura e non vedo
l’ora di appenderla alle pareti della mia casa come il più prezioso dei trofei
o di avvolgerla sui miei fianchi come l’abito più pregiato.
Resterà un filo rosso tra me e te che terremo
stretto in un religioso silenzio.
Ripensando alle nostre conversazioni mi rivedo,
di volta in volta, narratrice e protagonista oppure spettatrice e voce fuori
campo di un mondo meravigliosamente incantato, sospeso tra sogno e realtà, in
cui conscio ed inconscio ci hanno allungato
la mano oppure scorticate
vive. Abbiamo danzato, riso e
pianto, ci siamo arrabbiate e coccolate a vicenda traendo beneficio da
qualsiasi incontro e scontro; ogni esperienza che ci ha avvicinate o
allontanate è stata funzionale alla nostra comune meta di redenzione e affrancamento.
Trattengo a stento le lacrime questa sera e
mentre le lascio correre liberamente ti sorrido e ti ringrazio.
Grazie cara Penelope!
Avresti potuto soffocarmi con il
peso della tua leggenda e del tuo mito e invece mi hai fedelmente accompagnata
in un processo di liberazione a cui tutte le donne, prima o poi, vengono
chiamate. Ognuna di loro, ognuna di noi ha dei nodi da sciogliere e ricomporre
in nuovi disegni di vita. Che ci sia una Penelope per ciascuna di queste donne,
una presenza amica e fortificante come tu lo sei stata per me.
Il filo tra te e me si
allunga ma non si spezza.
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