Nuova linfa scorre tra te
e me, Penelope, ora che mi sono messa in ascolto. Dare voce a te è come
attingere acqua da un bacino mai vuoto e nutrirmi di un cibo corroborante e
colmo di energia rinnovata.
Percepisco la tua sfaccettata
natura e sento il tuo grido di donna colma di intuizioni la cui attesa non è
mortificante bensì vivida e fulgida: se non avessi davvero creduto in
quell'attesa, durata vent'anni, te ne saresti andata. Ne sono certa.
Credo in una sorta di presagio
della mente e, ancor di più, in quella dello spirito. Ho fede nelle profezie di
quell'occhio dell’anima che, se allenato con esercizio costante, vede al di là
del contingente e attinge la sua sapienza da un archivio universale e
accessibile.
La mente si rafforza, lo spirito
si struttura e il cuore canta ciò che è e che sarà, Penelope.
Non sono pazza. So che mi
comprendi perché anche tu, senza follia alcuna bensì con determinata certezza,
hai invocato le forze dell’Universo per il ritorno del tuo amato. Hai riposto la
tua fiducia non direttamente in lui ma in ciò che ruotava intorno a lui e poi ci
hai creduto. Un atto di fede il tuo.
Una tale prospettiva ha cambiato
ogni cosa e ha dato un senso alla tua attesa colorandola di un alto significato
che perdura tutt'oggi al di là del risultato. In altre parole, hai atteso per
istinto, per passione e perché sapevi che quella, e lei sola, era la strada
percorribile in quel momento della tua vita. Quando la motivazione è forte e
profonda non ci sono venti o bufere che ci possano scostare dallo scoglio che
abbiamo scelto. Restiamo lì, seppur colmi di paura, integri e pieni della nostra
intima convinzione.
Il concetto di motivazione è ciò che attira la mia
attenzione in questi giorni di fine ottobre.
Ciò che ci muove e conduce a
compiere azioni apparentemente illogiche indirizzando le nostre vele in
direzioni che nessuno comprende, se non noi stessi, racchiude in sé un mistero
insondabile. Voglio arrivare all'origine del segreto. Sempre che sia possibile.
Per me, dolce amica, si tratta di
una folgorazione, un’intima certezza che ci coglie in modo totale e perfetto in
alcuni rari momenti della vita. Una sensazione di beatitudine assoluta a cui si
giunge naturalmente dopo aver appreso la difficilissima arte dell’ascolto. In
molte occasioni della mia esistenza mi sono ritrovata davanti ad un bivio, ad
una risposta da dare, ad una decisione da prendere o semplicemente ad una
scelta da compiere e in altrettante non mi sono ascoltata. Ho vissuto per interposta persona, ho delegato
le mie decisioni al giudizio altrui, mi sono appoggiata a qualcuno oppure ho
proceduto con la testa, la razionalità.
Oggi, mi ritrovo a pensare di non
aver mai davvero scelto o vissuto fino a che la motivazione di ogni mia azione
è stata dettata da un agente esterno, da un consenso o da un incoraggiamento
che non provenisse dal mio profondo. La motivazione, Penelope, quell'intima
certezza che ti rende sicuro dei tuoi passi, è tale solo se proviene da un
angolo buio e nascosto di te e ti fa brillare al solo pensiero di poterle dare
fiato e spazio. Avanza sorda da quando sei venuto al mondo ma si scontra contro
muri, vetri, montagne di convenzioni e finti assunti di vita. Sono i falsi
dogmi educativi e culturali con cui cresciamo e senza i quali ci sentiamo persi
e disorientati. Non importa se ci imprigionano e ci privano del vero
significato della parola libertà che, come sentivo oggi nelle parole di una
canzone, "è una parola semplice se non ne conosci il significato".
Ma poi, Penelope, per tutti, arriva un giorno. Arriva quel giorno in cui:
- Ehi che ci fai qui?
- Come che ci faccio qui?
- Si dico qui. In questa casa dalle pareti bianche,
senza colori. E i tuoi giochi? Dove li hai messi? Le bambole, i peluches, i
dadi del gioco dell’oca …. dove sono finiti? Ne avevi scatole piene.
- Ma per favore. Io ci vivo qui. Guarda che ho da
lavorare, ho la mia famiglia, i figli. Cosa credi? Non ho tempo per giocare.
- Uhm che tristezza. Non hai tempo per desiderare,
direi io.
- Guarda un po’ te che impertinenza! Ma chi sei
tu? Da dove vieni e soprattutto come ti permetti di importunarmi?
- Non importa chi sono
- Si che importa. Da dove vieni?
- Non importa da dove vengo anche se voglio
svelarti un piccolo segreto.
- Quale?
- Vengo da te!
- Da me? Non capisco
- Si. Io sono un punto. Un semplice punto e provengo da te.
- Questa è bella!
- Non sai quante volte mi hai nominato, invocato e
disegnato.
- Io?
- Si tu. Mi hai cercato incessantemente in tutti
questi anni ed ogni volta che riuscivi ad individuarmi iniziavi a tirare una
riga. Procedevi per qualche tempo in una direzione e poi….
- E poi la piantavo lì. Vero?
- Sì. Esatto. Smettevi di disegnare. Smettevi
sempre anche quando la riga era diventata una curva e poi una figura. Abbozzavi
e poi..
- E’ vero! Cessavo nel bel mezzo del divertimento,
senza sapere perché.
- Mi abbandonavi. La mano era come atrofizzata e
io vedevo il tuo sguardo velarsi e diventare opaco, come se qualcosa ti
impedisse di vedere limpidamente.
- E’ accaduto ogni volta in cui non ho creduto nel
disegno in cui ti stavo trasformando. Partire da te, piccolo punto, è semplice
ma proseguire arrivando fino al termine dell’opera non lo è altrettanto,
credimi.
- Cedevi la matita ad altri o non eri certo di ciò
in cui volessi trasformarmi. Non sapevi cosa e perché.
- Sì, non avevo il disegno ben chiaro in mente.
Soprattutto non avevo fiducia nelle mie capacità artistiche. C’era sempre
qualcuno più bravo di me. Capisci?
- Intuisco il concetto. Ma ora basta recriminare.
Sei pronto a tenere la matita in mano e non staccarti dal foglio fino a quando
non avrai terminato?
- Sì, credo di sì
- Hai una motivazione valida per arrivare fino al
termine del disegno?
- Sì ed è proprio perché la conosco che… ti coloro
di rosso.
Non smettere di tessere,
Penelope.
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