venerdì 4 settembre 2015

INTERMEZZO: I 454.020 PASSI DI UNA PELLEGRINA COME TANTE

Penelope, in questo inizio di settembre, ti regalo i passi di una donna che ha camminato tanto. Ascoltala attraverso le sue parole che ho fatto mie.

“Quest’estate ho scelto di fare la pellegrina lungo il cammino di Santiago de Compostela.

Camminando la mia intuizione si è fatta avanti.

Passo dopo passo, la nebbia nella mia mente ha iniziato a dissolversi, il raziocinio imperante si è fatto da parte e ho potuto iniziare a guardare ogni ambito della mia esistenza come se fosse un quadro. Ne ho colto i colori, le sfumature, le luci e le ombre senza perderne la visione d’insieme, quel fil rouge che tutto lega e tutto comprende.

Camminare per 311,5 chilometri, distribuiti in undici giorni, ti cambia.

Provare dolore ai piedi, ai muscoli, alle articolazioni sino al punto da non riuscire a dormire la notte, aumenta in modo esponenziale la percezione del tuo corpo conferendogli il giusto posto all'interno di quell'illusoria visione che ognuno ha di se stesso.

Ora so che siamo carne e spirito, corpo e anima, poesia e lacrime.

Siamo un tutt'uno perfetto, energia intelligente ed esattamente funzionante simile a quella divina. Sì, parlo di Dio. Di lui sussurrano le strade polverose e assolate che ho percorso, la pioggia battente che mi ha sorpresa all'alba, le ore di veglia notturne e i dolori delle membra stanche e affamate solo di un semplice ristoro. Di un Dio senza volto e senza nome parlano i gesti e gli sguardi delle centinaia di persone incontrate in questa meravigliosa avventura in cui la motivazione, qualunque essa sia, rappresenta l’indiscusso motore di tutti quei passi. 

Uno dopo l’altro. Esattamente 454.020 passi.

Sono partita dal primo in quel di Leon e sono arrivata all'ultimo, davanti alla cattedrale di Santiago, sciogliendomi in un pianto liberatorio durato per ore.

Ho seguito il ritmo del mio corpo senza volermi adattare a quello degli altri ed ho imparato che ogni cosa ha l’inizio e la fine che noi vogliamo dargli: l’esistenza e gli eventi ad essa correlati accelerano o rallentano a seconda del nostro desiderio di ricerca e del grado di messa in circolo della nostra energia. La modalità con cui si affronta il primo passo è decisiva: il livello del suo vigore e della sua forza delinea la strada fisica così come quella dei pensieri. Questi ultimi, pian piano, prendono forma e animandosi diventano cose, azioni, ricordi, sensazioni o intuizioni.

Ogni passo è fatica ma anche contemplazione, osservazione e soprattutto creazione di un momento presente irripetibile.

Nel procedere del mio cammino, ho accolto nuovi pezzi di me e ne ho seppelliti altri ricollocandomi in me stessa con maggior equilibrio e consapevolezza. Ho detto un sano addio ai dolori inutili ed ho imparato a far posto a quelli che non mi abbandoneranno mai; ho lasciato vagare la mente sui miei desideri per il futuro e ho respirato la serenità dell’avere fiducia e fede pur non sapendo dove andrò. Ho imparato a camminare sui sentieri di Spagna così come sui fili tesi sopra i precipizi della mia mente e del cuore e mi sono sentita bella come non mai nelle uniche due magliette e pantaloncini di cui mi sono vestita per tutto il periodo. Un ritorno alla semplicità delle abitudini, anche quelle estetiche, mi ha posta in stretto contatto con il mio essere donna al di là degli stereotipi di bellezza a cui mi ero tristemente assuefatta.

La convivialità e la condivisione che ho sperimentato in quei giorni sono stati l’indimenticabile collante di questa esperienza.

Un foglio adesivo tra me e il mondo.

Ho ascoltato e respirato storie, le più diverse tra loro, e le ricordo tutte con dovizia di particolari perché in quel camminare l’ascolto è la prima qualità ad essere chiamata all'appello: ascoltare l’altro è proporzionale a quanta accoglienza riservi a te stesso. L’apertura verso l’altro, se è autentica quella che concedi al tuo cuore, si trasforma nella magia pura dell’incontro, finalmente scevro dagli ingombri dell’egocentrismo e dell’apparenza.

Lungo il cammino incontri cuori sofferenti celati dietro sorrisi che sgorgano naturalmente assieme ad altri che invece paiono più speranzosi ed entusiasti. Ho ascoltato pianti, sorrisi, lamenti e racconti fantasiosi al limite del credibile, ho visto gente di tutte le età procedere sola o accompagnata, ho mangiato con reduci da altri cammini non portati a termine oppure ripercorsi per il solo piacere di respirare nuovamente quel tempo di lentezza e bellezza.

Ho visto coppie anziane intimamente vicine, altre si sono formate accomunate dalla sete della scoperta e altre ancora si sono promesse l’eternità sotto quel cielo.

E gli amori che, in quei sentieri, hanno gettato i loro semi? Sin dove arriveranno?

Torno a casa con la festa nel cuore, una piena consapevolezza di me e qualche mattone in meno sulle spalle, certa che il vero cammino inizi solo ora”


Buoni passi a te, Penelope!


1 commento:

  1. Ogni passo è fatica ma anche contemplazione, osservazione e soprattutto creazione di un momento presente irripetibile.

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