Penelope, in questo inizio di settembre, ti regalo i passi di
una donna che ha camminato tanto. Ascoltala attraverso le sue parole che ho
fatto mie.
“Quest’estate ho
scelto di fare la pellegrina lungo il cammino di Santiago de Compostela.
Camminando la mia
intuizione si è fatta avanti.
Passo dopo passo, la
nebbia nella mia mente ha iniziato a dissolversi, il raziocinio imperante si è
fatto da parte e ho potuto iniziare a guardare ogni ambito della mia esistenza
come se fosse un quadro. Ne ho colto i colori, le sfumature, le luci e le ombre
senza perderne la visione d’insieme, quel fil rouge che tutto lega e tutto
comprende.
Camminare per 311,5 chilometri,
distribuiti in undici giorni, ti cambia.
Provare dolore ai
piedi, ai muscoli, alle articolazioni sino al punto da non riuscire a dormire
la notte, aumenta in modo esponenziale la percezione del tuo corpo
conferendogli il giusto posto all'interno di quell'illusoria visione che ognuno
ha di se stesso.
Ora so che siamo carne
e spirito, corpo e anima, poesia e lacrime.
Siamo un tutt'uno
perfetto, energia intelligente ed esattamente funzionante simile a quella
divina. Sì, parlo di Dio. Di lui sussurrano le strade polverose e assolate che
ho percorso, la pioggia battente che mi ha sorpresa all'alba, le ore di veglia
notturne e i dolori delle membra stanche e affamate solo di un semplice
ristoro. Di un Dio senza volto e senza nome parlano i gesti e gli sguardi delle
centinaia di persone incontrate in questa meravigliosa avventura in cui la motivazione,
qualunque essa sia, rappresenta l’indiscusso motore di tutti quei passi.
Uno
dopo l’altro. Esattamente 454.020 passi.
Sono partita dal primo in quel di Leon e sono arrivata all'ultimo,
davanti alla cattedrale di Santiago, sciogliendomi in un pianto liberatorio
durato per ore.
Ho seguito il ritmo del mio corpo senza volermi adattare a quello degli
altri ed ho imparato che ogni cosa ha l’inizio e la fine che noi vogliamo
dargli: l’esistenza e gli eventi ad essa correlati accelerano o rallentano a
seconda del nostro desiderio di ricerca e del grado di messa in circolo della
nostra energia. La modalità con cui si affronta il primo passo è decisiva: il
livello del suo vigore e della sua forza delinea la strada fisica così come quella
dei pensieri. Questi ultimi, pian piano, prendono forma e animandosi diventano
cose, azioni, ricordi, sensazioni o intuizioni.
Ogni passo è fatica ma anche contemplazione, osservazione e soprattutto
creazione di un momento presente irripetibile.
Nel procedere del mio cammino, ho accolto nuovi pezzi di me e ne ho
seppelliti altri ricollocandomi in me stessa con maggior equilibrio e
consapevolezza. Ho detto un sano addio ai dolori inutili ed ho imparato a far
posto a quelli che non mi abbandoneranno mai; ho lasciato vagare la mente sui
miei desideri per il futuro e ho respirato la serenità dell’avere fiducia e
fede pur non sapendo dove andrò. Ho imparato a camminare sui sentieri di Spagna
così come sui fili tesi sopra i precipizi della mia mente e del cuore e mi sono
sentita bella come non mai nelle uniche due magliette e pantaloncini di cui mi
sono vestita per tutto il periodo. Un ritorno alla semplicità delle abitudini, anche
quelle estetiche, mi ha posta in stretto contatto con il mio essere donna al di
là degli stereotipi di bellezza a cui mi ero tristemente assuefatta.
La convivialità e la condivisione che ho sperimentato in quei giorni sono
stati l’indimenticabile collante di questa esperienza.
Un foglio adesivo tra me e il mondo.
Ho ascoltato e respirato storie, le più diverse tra loro, e le ricordo
tutte con dovizia di particolari perché in quel camminare l’ascolto è la prima
qualità ad essere chiamata all'appello: ascoltare l’altro è proporzionale a
quanta accoglienza riservi a te stesso. L’apertura verso l’altro, se è autentica quella che concedi al tuo cuore, si trasforma nella magia pura dell’incontro, finalmente scevro dagli ingombri dell’egocentrismo e dell’apparenza.
Lungo il cammino incontri cuori sofferenti celati dietro sorrisi che
sgorgano naturalmente assieme ad altri che invece paiono più speranzosi ed entusiasti. Ho ascoltato pianti, sorrisi, lamenti e racconti fantasiosi al limite del
credibile, ho visto gente di tutte le età procedere sola o accompagnata, ho
mangiato con reduci da altri cammini non portati a termine oppure ripercorsi
per il solo piacere di respirare nuovamente quel tempo di lentezza e bellezza.
Ho visto coppie anziane intimamente vicine, altre si sono formate accomunate
dalla sete della scoperta e altre ancora si sono promesse l’eternità sotto quel cielo.
E gli amori che, in quei sentieri, hanno gettato i loro semi? Sin dove arriveranno?
Torno a casa con la festa nel cuore, una piena consapevolezza di me e
qualche mattone in meno sulle spalle, certa che il vero cammino inizi solo ora”
Buoni passi a te, Penelope!
Ogni passo è fatica ma anche contemplazione, osservazione e soprattutto creazione di un momento presente irripetibile.
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